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Frasi che contengono la parola navata

, sempre rispettivamente di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari e oggi ai lati dell'ancona lignea di Sant'Abbondio, formavano le ante dell'enorme teca che racchiudeva l'altare di Sant'Abbondio, che un tempo chiudeva il fondo di questa navata settentrionale: le due tele di Gaudenzio Ferrari, probabilmente, erano sull'interno delle ante, visibili quando gli sportelli erano aperti, mentre le due

. Il maggiore sviluppo in altezza del sesto acuto compensava in altezza l'eccezionale sviluppo orizzontale della navata, unificando nella cupola tutti gli spazi. Un effetto analogo si percepisce dall'interno, dove il vano gigantesco della cupola accentra gli spazi delle cappelle radiali conducendo lo sguardo verso il punto di fuga ideale nell'occhio della

L'epitaffio si trova nella navata sinistra, al di sotto del busto del Buggiano, che fa parte della serie di artisti illustri che hanno contribuito, nei secoli, allo splendore della cattedrale: gli altri sono

per aspetto e funzione, che all'interno della chiesa separava il coro, riservato ai presbiteri, dalla navata riservata ai fedeli. Questo elemento architettonico era una caratteristica della maggior parte delle chiese francesi medievali (che si diffuse anche in Fiandra, in Inghilterra ed altre aree dell'Europa settentrionale) ma dopo il

Lungo le pareti della navata e sulla controfacciata sono stati messi in luce durante gli interventi degli anni novanta archi ciechi, sia ogivali che a tutto sesto, e tracce di pilastri non compatibili con l'attuale conformazione della chiesa, e dunque riferibili alla struttura della chiesa precedente all'arrivo dei frati minori osservanti nel

. All'interno, la chiesa presenta una spaziosa navata unica coperta con volta a botte costolonata. Nella chiesa non rimane alcun arredo sacro o decorazione. Gli affreschi che originariamente ricoprivano ogni superficie sono quasi tutti scomparsi e ne rimangono poche tracce sulle pareti delle

, sul lato corto orientale, preceduto da una scalinata. L'ingresso dava accesso ad un corridoio trasversale aperto sulla navata centrale mediante cinque aperture ad arco. L'ingresso sul lato corto opposto all'abside rappresenta una disposizione che divenne poi tipica delle prime

Luigi XIV, tra l'altro, in caso di lutti non vestiva il nero, ma il colore viola che era quello previsto per il lutto dei sacerdoti e dei vescovi. Durante la messa, il celebrante non doveva dimenticarsi di tributare non meno di dieci profondi inchini verso il sovrano, presente nella navata o nel palco reale. Al momento dell'offertorio, il re veniva annunciato da tre doppi colpi subito dopo il celebrante, vale a dire prima di eventuali cardinali, vescovi e altri chierici che potessero essere presenti. Durante le celebrazioni solenni, inoltre, il re presenziava sotto un apposito baldacchino con davanti un leggio con un proprio vangelo, proprio come un vescovo officiante.

. Osservando nel dettaglio, troviamo a destra quattro pilastri e tre colonne, mentre l'altro lato presenta cinque pilastri, di cui uno inserito tra due colonne. I pilastri sono tutti a pianta rettangolare, quelli a sinistra sono privi di decorazioni, mentre quelli che dividono la navata destra presentano pitture datate al

La parte superiore delle pareti della navata centrale era munita di decorazioni in stucco, distrutte verso la fine del XVI secolo, ma delle quali conosciamo lo sviluppo grazie a qualche disegno. In mezzo a questa decorazione in stucco, era sistemata una serie di pannelli, illustranti episodi della storia di

), plausibilmente distrutto durante il terremoto, che venne inglobato nella navata; all'interno della chiesa sono chiaramente visibili le tracce di tale allungamento. Contestualmente venne ristrutturato il

ottagonale che svetta sopra l'incrocio tra la navata e il transetto. Per sostenere tale struttura si resero necessari diverse modifiche all'interno che comportarono la realizzazione delle quattro arcate poste davanti al presbiterio.

di sinistra; il fercolo in argento di Sant'Alfio del XIX secolo e tre arcosoli paleocristiani, i sepolcri dei martiri Alfio, Filadelfo e Cirino nella navata di destra; tele del XVII e XVIII secolo lungo le navate. In sagrestia si trova un armadio ligneo intarsiato di considerevole valore raffiguranti le sante lentinesi Tecla e Giustina.

in luogo di una copertura piana. Inoltre venne ripreso nella navata il motivo decorativo delle semicolonne altissime addossate prima ai pilastri e poi proseguenti sulla parete fino quasi al soffitto. In Spira II questo effetto plastico venne potenziato, arrivando a creare tre livelli sovrapposti di pilastri e semicolonne, sopra a ciascuno dei quali corrispondeva lo sviluppo di un elemento portato: le volte, gli archi di accesso alle navate laterali, gli archetti ciechi attorno alle finestre. All'esterno venne realizzata una galleria che gira attorno alla cattedrale ad altezza dei

La basilica di San Giovanni ha cinque navate. Mentre quella centrale ha il soffitto a cassettoni e le due limitrofe a piccole cupolette, le navatelle estreme hanno il soffitto piatto e sono divise in campate quadrate e rettangolari da lesene. Nella navata centrale, in alcune nicchie ricavate nei pilastri, si trovano le statue dei dodici Apostoli, inserite nella basilica con gli interventi del Borromini, opere di vari artisti tra cui

viene modificata l'iniziale struttura romanica (un'unica navata scandita da quattro campate) e vi vengono aggiunte sia le cappelle lungo le pareti laterali sia l'atrio d'ingresso. L'introduzione delle cappelle ha costretto la chiusura delle finestre lungo la navata creando una penombra che induce al raccoglimento. Il pavimento pende leggermente verso l'altare maggiore

in una nicchia sopra l'altare minore con una solenne cerimonia. Di pregevole fattura e conservazione appaiono anche i due affreschi che adornano le due lesene che separano la navata dal presbiterio: essi rappresentano

, procedettero ad un rinnovamento interno del tempio medioevale che era a navata unica, orientato in direzione nord-sud, con ingresso sul cortile dell'attuale Palazzo Ghisleri. Negli stipiti della porta d'ingresso sono visibili alcune pietre intagliate in stile romanico della precedente chiesa medioevale. Fu allora che la planimetria venne modificata collocando l'ingresso verso la piazza, con la creazione di nuove cappelle che ben presto si arricchirono di monumenti sepolcrali e opere d'arte, tra cui la

contenuto entro il perimetro esterno, tre absidi, ventuno finestre aperte sulla navata maggiore, venti sulle navatelle, dieci nel transetto e due nell'abside maggiore. Un quadriportico era anteposto all'edificio con quattro colonne sui lati brevi e otto sui lati lunghi. Ventiquattro gradini precedevano il

. La basilica petriana, infatti, versava in uno stato assai eterogeneo: se gran parte dei progetti di Michelangelo vennero attesi, con la costruzione della cupola e di un corpo a pianta centrale, una parte considerevole della navata originale continuava a rimanere in piedi, tra l'altro in precarie condizioni di conservazione. Pertanto, la fabbrica antica venne smantellata, e si decise di mutare il prestigioso complesso michelangiolesco. Venne quindi bandito un concorso al quale vennero invitati architetti di fama:

per impulso dell'abate Giulio Cesare di Tarsia. La chiesa, a navata unica, fu riccamente decorata secondo lo stile dell'epoca. Accanto ad essa sorgeva l'area conventuale raccolta attorno ad un chiostro. Pochi anni dopo la soppressione degli ordini religiosi e la confisca dei beni ecclesiastici (

, con una grande finestra centrale. Al piano inferiore sono presenti quattro lesene, intervallate con altrettante nicchie, mentre al piano superiore proseguono le due lesene centrali, ai lati del finestrone finemente decorato. L'interno si estende su tre navate, con le pareti laterali impreziosite da vistosi altari barocchi, prima dell'altare maggiore realizzato in marmo policromo. Presentano lo stesso stile il pulpito ligneo sulla navata principale e la cantoria al di sopra dell'altare, con organo con rifiniture dorate.

che furono attuati all'insegna del ritorno alle forme medievali. Con i restauri furono abbattuti quasi tutte le cappelle e di questi lavori rimangono solo due rientranze nella navata sinistra e sono la

Le pareti della campata interna, invece, presentano uno schema analogo a quello della navata, con in basso due arcate che danno sulle navate laterali e sul deambulatorio (queste ultime sormontate da

Le opere facenti parte del museo sono invece collocate negli ambienti dietro il presbiterio, dove sono i passetti che si succedono nella zona retroaltare e che mettono in comunicazione sacrestia e comunichino. Ancora, al primo piano della chiesa Nuova il museo continua negli ambienti che si succedono nei due corridoi a destra e a sinistra, in linea d'aria sopra le cappelle laterali della navata. Queste sale sono suddivise in base al tema narrativo derivante dall'oggetto delle opere che custodiscono: i temi vanno dalla Passione di Cristo, ai sacramenti, al martirio, alla vita consacrata (monachesimo, ordini mendicanti, chierici regolari) fino alle opere di misericordia. Altre sale ospitano invece oggetti preziosi, su cui si segnalano due sculture bronzee di

, forse realizzata nel periodo gotico dalla scuola dello scultore Francesco Petrini. La chiesa antica era a navata unica, successivamente ampliata: la chiesa vecchia divenne la casa canonica, e il nuovo edificio fu realizzato nel

In precedenza una serie di artisti, operanti in tempi diversi, aveva decorato le pareti della navata con affreschi che sono andati in gran parte persi, salvo alcune figure di santi recuperate da un restauro eseguito nell'anno

fu privato del raffinatissimo altare maggiore in marmi pregiati e della balaustra. Nella navata di destra, al di sopra del terzo altare, si trova un imponente organo costruito dall'illustre artigiano Sebastiano Kircher nel

, un anno dopo che un'alluvione distrusse la precedente chiesa, anche se la statua della Madonna fu miracolosamente ritrovata intatta. La chiesa ha un'unica navata e volta a botte. Negli altari minori si trovano le statue del

Chiesa seicentesca costruita su una preesistente cappella votiva dedicata alla Madonna della Grazia da cui il nome. La chiesa ha unica navata con altari laterali e con una volta a botte riccamente decorata da stucchi. L'altare maggiore conserva il quadro della Madonna della Grazia di

Chiesa di San Francesco, un tempo parte di un convento (la restante parte del complesso ospita oggi il municipio), recentemente restaurata e riaperta al pubblico: si presenta con una facciata neo-gotica e interno ad unica navata, decorata da stucchi e dipinti, sovrastata da un soffitto a cassettoni dorato.

Molto attento fu lo studio della collocazione definitiva dell'opera, con le direttrici prospettiche tracciate sulla base di quelle del coro della chiesa viste dalla navata, e la luce da destra che coincideva con quella che entrava da una finestra fatta aprire su richiesta esplicita del pittore.

Appena entrati dal portone principale, spostandosi verso la navata di destra si osserva una grande vasca battesimale ottagonale in marmo. La tradizione, seppur infondata, vuole che il suo autore sia lo stesso Brioloto autore del grande rosone, in quanto vicino si trova l'iscrizione che lo loda.

Si tratta di una moderna ricostruzione della vecchia chiesa settecentesca a navata unica. L'aspetto attuale troneggia su Piazza Venturi, e ricalca lo stile delle chiese romaniche abruzzesi con impianto rettangolare, con facciata sormontata da un tiburio ottagonale che funge da campanile.

Nel corso di quel periodo vi furono poche modifiche alla struttura della chiesa a eccezione della realizzazione di un grande arco tra il presbiterio e la navata, con la funzione di attenuare la percezione di eccessiva lunghezza. Nel

Al termine della navata di destra si apre una porta attraverso la quale sia accede alla cappella Spolverini-Dal Verme, che occupa lo spazio dell'abside di destra. Oggi dedicata agli angeli, in principio era consacrata all'

Chiesa di San Giorgio a Porcareccia: chiesa del XIX secolo, in stile rurale, a pianta rettangolare, con intonacatura esterna a calce bianca, portale pseudo romanico, campanile a vela, interno a navata unica decorato da paraste laterali con capitelli corinzi, e altare monumentale a nicchia con la statua processionale.

e ancora oggi azionata manualmente dai monaci cistercensi, tramite una corda che pende in mezzo all'incrocio tra il transetto e la navata centrale della chiesa. La campana suona per chiamare a raccolta il capitolo dei monaci per la

, nella quale i cristiani successivamente collocheranno l'altare, era formata in pianta da uno spazio semicircolare dotato di cattedra murata sulla quale trovava posto il magistrato che presiedeva l'udienza. L'illuminazione interna era di solito garantita dall'innalzare di un piano la navata centrale, permettendo l'apertura di finestre nel

Lungo le navate si aprono sette profonde cappelle per lato, al cui interno si trovano splendidi altari riccamente decorati. Complessivamente la chiesa accoglie sedici altari barocchi. Nella navata sinistra, partendo dall'ingresso, si susseguono gli altari dedicati a

, in una teca sopra l'altare della cappella in testata alla navata laterale destra. Le reliquie, come riporta una lapide murata nella parete sinistra della cappella, sono state donate sotto il pontificato di

Chiesa di San Paolo, edificio in stile barocco risalente al seicento su un preesistente luogo di culto trecentesco, a sua volta succeduto a una chiesa antecedente al Mille. La chiesa ha una facciata molto semplice con interno a unica navata con sei cappelle laterali. Le opere conservate all'interno di San Paolo sono

. Oggi la chiesa-santuario, si presenta con una navata centrale e due laterali e conserva resti architettonici antichi provenienti dall'antico complesso; la facciata presenta una lunetta sul portale principale dove sono rappresentati la Vergine con Bambino tra San Marone e

. Con la facciata della chiesa di San Francesco della Vigna, Palladio offre la sua prima risposta concreta al tema, dopo lo sfortunato impegno - sostanzialmente solo progettuale - di San Pietro di Castello. Proiettate su un unico piano la navata maggiore, coperta da un grande

, presenta un'ampia navata centrale fiancheggiata da cinque cappelle per ogni lato che fungono secondo la nuova concezione classica da navate laterali; lo spazio delle navate, in principio scandito solo da

Molto originali sono i capitelli monumentali a nicchie e cuspidi con statue, che decorano i pilastri lungo la navata centrale, il transetto e l'abside. Alcuni capitelli sono a doppio registro, con statue di santi nelle nicchie sormontate da statue di profeti nelle cuspidi. Gli altri pilastri hanno decorazioni a motivi vegetali

, detto il Bambaia, dal Canonico Vimercati. A fianco dell'altare si trovava il monumento funerario del Vimercati, pure del Bambaja, oggi trasferito nella navata destra della chiesa. Esso ha la forma di un tempio classico, interamente composto da marmo bianco, retto da colonne in marmo policromo. Al centro ospita il rilievo con la

. Proseguendo vi sono poi le cappelle dedicate alla Vergine Immacolata, a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco sulla sinistra, mentre sulla navata di destra sono presenti le cappelle dedicate alla Madonna del Rosario di Pompei e quella del

. Una porta lignea in cui sono intagliate le figure di S. Francesco e S. Chiara, introduce nell'interno della chiesa, a croce latina, con un'unica navata, sulla quale si aprono tre cappelle per ciascun lato

e le due adiacenti cappelle, in prosecuzione della navata centrale e delle navate laterali del braccio longitudinale. La basilica assunse allora l'aspetto che ancor oggi conserva. Nella cappella di sinistra (del Sacramento) lavorarono importanti artisti

Nelle chiese medievali i matronei persero la funzione di accoglienza e divennero esclusivamente elementi architettonici, posti sopra le navate laterali e con la funzione strutturale di contenere la spinta della navata centrale, formati solitamente da

), posto sopra l'altare maggiore, che ha alterato le armoniche proporzioni brunelleschiane, soprattutto per quanto riguarda la visione prospettica di tutta la navata centrale. Il sontuoso tempietto, che doveva contenere il Santissimo Sacramento, unisce fantasiosamente architettura, scultura e l'arte del

La navata laterale sinistra, a differenza di quella destra, ha ben tre archi di sostenimento: uno in linea con quello della navata maggiore e gli altri due in corrispondenza delle due colonne successive. Fra la seconda e la terza arcata venendo dall'avancorpo, sulla sinistra, si incontra l'attuale

fu demolita la navata occidentale e venne costruita la cappella del crocefisso o di sant'Agostino. La cappella ha forma rettangolare con volta a botte ed abside. Nella volta un bellissimo ciclo pittorico affrescante la volta che narra storie del

. Sulla parete terminale della navata destra, accanto alla zona absidale, si erge una scultura in legno dorato raffigurante un'aquila bicipite, simbolo emblematico di Ferrandina. Qui era sito un pezzo ligneo della Santa Croce di Cristo, ora messo in sicurezza in altro luogo, portato da Sant'Elena da Gerusalemme e poi giunto tramite donazioni al regnante di Ferrandina ove si trova.

dai fratelli Giovannini da Varese. Sempre allo stesso periodo risalgono il pulpito, gli stalli del coro, i confessionali e gli armadi della sacrestia, raffinati lavori barocchi a intaglio. Da segnalare inoltre il pregevole crocifisso ligneo dell'altare maggiore, un crocifisso gaudenziano del XVI secolo, la cappella laterale della navata destra riproducente fedelmente la Santa Casa di Loreto e le tele del

La chiesa si presenta circoscritta da pesanti lesene angolari e suddivisa verticalmente da due cordonature che individuano la navata centrale; orizzontalmente, si rinconosce una zoccolatura, un primo marcapiano che si arcua in corrispondenza del portale principale, una cornice marcapiano a mensola ben delineata ed, infine, un coronamento orizzontale piano.

della navata centrale e le travature delle navi minori sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte

. Il complesso si suddivide nella chiesa principale a navata unica, in uno spazio-cucina-rimessa annesso sul lato destro, e un grande edificio del refettorio, legato al chiostro. La struttura ha un tipico aspetto rurale medievale, tranne l'interno, ricostruito nella forma neogotica dopo la seconda guerra mondiale.

. Inoltre il maggiore sviluppo in altezza del sesto acuto compensava in altezza l'eccezionale sviluppo orizzontale della navata, unificando nella cupola tutti gli spazi. Un effetto analogo si percepisce dall'interno, dove il vano gigantesco della cupola accentra gli spazi delle cappelle radiali conducendo lo sguardo verso il punto di fuga ideale nell'occhio della lanterna

Alla fine di tutti questi cantieri, della chiesa di epoca romanica erano sopravvissuti solamente la parte superiore della facciata, una porzione della navata centrale (che fu sopraelevata durante i lavori rinascimentali) e delle fiancate.

, ma senza conferire alle cappelle laterali l'autonomia rinascimentale della chiesa albertiana; la navata assunse maggiore importanza, mentre le cappelle furono ridotte a semplici aperture laterali. La sfarzosa decorazione della chiesa risale all'epoca

che copre la navata centrale; come nella basilica romana, anche qui le cappelle laterali affacciano direttamente lungo la navata mediante una serie di arcate, ma gli ambienti che ne risultano, rispetto al modello del

. Quest'ultimo fece realizzare i tondi con i ritratti papali che correvano sopra le arcate della navata centrale; alcuni di essi, sopravvissuti all'incendio, sono conservati nella Raccolta De Rossi, nell'attiguo monastero, insieme ad altri restaurati nel corso dei secoli. Nel programma musivo leoniano erano comprese anche scene dell'Antico Testamento e degli

la basilica venne modificata drasticamente. Il livello pavimentale venne rialzato, soprattutto nel settore del transetto, per realizzare l'altare direttamente sopra la tomba di Paolo (in precedenza l'altare doveva trovare la sua collocazione presso la navata centrale, mentre sulla tomba vi era un basso monumento, racchiuso da transenne marmoree). Un'operazione del tutto analoga fu compiuta per la

, ha un'unica navata, con nove cappelle. Affreschi e opere d'arte, dopo la distruzione di quelli conservati nella precedente chiesa, sono quasi tutti di artisti contemporanei, tra i quali Angelo Baghino,

e adibito dapprima a scuola, poi ad abitazione privata, caserma ed ospedale, fino all'attuale utilizzo quale casa protetta. La navata interna della chiesa, decorata con maestosi stucchi, realizzati da Domenico Dossa e Bernardo Barca nel

Presenta una pianta centrale ovoidale costituita da una navata unica inquadrata da otto arcate con grande volta cupolata. Lungo l'asse un'arcata, in controfacciata, supporta la tribuna d'organo e da quella opposta si apre l'

A destra si aprono due portali di tipo benedettino: uno immette nella navata minore, l'altro oggi murato ha decorazione dell'Agnus Dei, e immetteva al transetto. La chiesa mostra in maniera evidente i legami con i cantieri benedettini dell'Abruzzo (come le abbazia presso la

, poche sono le sue notizie dal passato che ci sono giunte, riguardanti l'esistenza di una cappella dedicata alla Madonna dei raccolti nel XVIII secolo. Negli anni trenta del secolo scorso la chiesa fu ampliata, ed oggi presenta un'unica navata ed un'abside, assieme ad un piccolo campanile.

(Castagnola), costruita in una zona rurale, per soddisfare le esigenze dei pastori e agricoltori che per lavoro passavano da queste parti; originariamente, nel XIX secolo, contava una sola navata, ma in seguito furono aggiunte quelle laterali e l'abside. La facciata possiede un semplice portale e una finestra circolare in marmo, oltre a due piccole statue poste ai lati. All'interno ospita un palio in stoffa della Madonna del Pianto.

: ricostruita dopo il terremoto nello stesso luogo, si tratta dell'unica chiesa esterna al paese rimasta dopo il sisma. La chiesa costituita solo da una navata possiede all'interno l'affresco della Madonna del Bosco, che vuole la leggenda fosse stato rinvenuto miracolosamente da due frati sordo muti. Recentemente l'affresco ha subito vari restauri, che l'hanno portato alla forma originale dopo aver rimosso parecchi strati aggiunti nel tempo.

Chiesa dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento, inserita nel grande complesso strutturale della cattedrale. I suoi locali occupano parte della navata centrale e della navata nord dell'antica chiesa, di cui sono tuttora ben visibili le antiche absidi. La chiesa custodisce un

; a destra si trovano quattro pilastri e tre colonne, mentre l'altro lato presenta cinque pilastri, di cui uno inserito tra due colonne. I pilastri sono tutti a pianta rettangolare, quelli a sinistra sono privi di decorazioni, mentre quelli che dividono la navata destra presentano pitture datate al

, che segna l'altezza della navata e che grazie all'apertura interna permette l'illuminazione dell'edificio. L'atrio ha un grande spessore, come punto di filtraggio tra interno ed esterno, che ricorre anche nello schema delle cappelle interne

, con tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina, si compone di tre navate e all'incrocio tra la navata principale e il transetto si erge una grande e alta cupola emisferica. Le navate laterali ospitano cappelle e altari

sosteneva che dall'esame eseguito sulla struttura si potesse affermare che la chiesa di sant'Anna fosse stata ricavata dagli spazi di una navata laterale di un precedente edificio sacro distrutto in epoca

furono rimbiancate e ripulite le pareti e furono aggiunti vetri colorati alla navata centrale: il restauro fu finanziato con la vendita delle mattonelle dei gradini della piazza antistante (realizzata a rizzata nel

orizzontale da una catena, inserita nel dorso, in modo da impedire furti oppure confusione nel riporre i codici, i quali continuano a rispettare la collocazione data loro in passato. L'Aula contiene un gran numero di rimandi al mecenate Novello Malatesta: la navata centrale ospita, a intervalli regolari, formelle in pietra che ne ricordano il ruolo di promotore e mecenate (

su disegno dell'architetto padre Carlo Coi. Presenta una semplicissima facciata, priva di qualsiasi elemento architettonico e decorativo; l'interno, a navata unica con presbiterio, ospita numerose tele di

con capitelli corinzi, presenta due porte d'accesso e una finestra centrale. L'interno, a navata unica riccamente decorata con stucchi, conserva numerose tele settecentesche. Pregevoli sono quelle raffiguranti le storie di Tobia eseguite da

A sinistra, la navata (escluso il coro delle monache) assunto con la ristrutturazione in chiave barocca avvenuta nel XVIII secolo ad opera del Vaccaro; a destra, l'interno oggi col sopravvissuto impianto gotico originario.

, una finestra dalla forma a lunetta e una statua raffigurante San Giorgio realizzata da parte dello scultore Paolo Perotti e situata all'interno di una nicchia. L'edificio si caratterizza per una pianta basilicale composta da una navata singola scandita da lesene di

e il perugino Galeazzo Alessi furono i primi architetti a distaccarsi dalla tradizione tardorinascimentale lombarda. Al primo si devono le chiese di San Paolo Converso e di Sant'Angelo, impostate secondo il medesimo schema costruttivo a navata unica con cappelle laterali con copertura a

, marmo bianco e basalto, IV-VI secolo. Il frammento, a esagoni neri e triangoli bianchi, unica testimonianza della pavimentazione della basilica paleocristiana, fu rinvenuto sotto la navata centrale della basilica da

a navata unica, presentava prima del restauro quattro semplici altari laterali; l'altare centrale era, invece, abbellito da marmi policromi e da una macchina lignea, che ospitava in una nicchia centrale il gruppo scultoreo della

: l'Assunta in cielo (volta della navata), Crocefissione (abside), Morte di San Giuseppe (parete sinistra), Martirio di Santa Margherita (parete destra); invece la pala dell'altare maggiore in fondo all'abside fu dipinta da Johann Renzler nel

a navata unica, ideato come custodia delle reliquie di diversi santi e riccamente decorato con pitture e marmi. In fondo all'abside rettangolare, si trova l'altare barocco in marmi policromi, anch'esso del Lazzari, sormontato dalla pala di

, quando vennero demolite la facciata e la parete di fondo dell'abside, e in stile moderno si provvedette a ricostruire il prospetto e a realizzare una nuova abside a pianta quadrangolare, quest'ultima collegata alla navata tramite quella antica.

con navata unica di tre campate coperta con volte a crociera estradossate, senza abside. All'interno vi sono tracce di affreschi e una grande macina in pietra, testimone quest'ultima della riutilizzazione a scopi agricoli della ex chiesa.

In Basilica, sulla parete destra della navata centrale all'altezza dell'altare, si trova un orologio astrale che batte le ore due volte all'ora, utile per cadenzare la vita dei religiosi. Venne realizzato da

(BA) . L'edificio , pone a una sola navata centrale , con un solo altare centrale , sulla sinistra la nicchia che custodisce la Titolare e alla destra , difronte a essa , la grande nicchia che custodisce i Santi Medici , con al centro il reliquario di terzo grado , inoltre vi si trova la piccola statua della Madonna del Rosario , i quadri bassorilievo sferici color bruno della Via Crucis e infine un quadro di

quando parte degli arredi e reliquiari furono spostati nella parrocchiale di San Marco Evangelista e vennero rimossi la volta a botte che ricopriva la navata principale ed alcuni ambienti secondari costruiti nel periodo di utilizzo come caserma

fu costruita la sacrestia e allargato il coro, riducendo la navata, fu edificata la torre nell'angolo a nord-ovest e realizzate le volte della navata settentrionale, rovinando, in parte, gli affreschi del

Nella parte finale della navata di destra si trova anche una piccola cappella un tempo utilizzata come sacrestia che oggi viene utilizzata come luogo di ritrovo spirituale, mentre tutto attorno alle mura della chiesa si trovano i ritratti dei dodici apostoli, opere realizzate da una serie di pittori abbiatensi in occasione del

. I pilastri della navata centrale divergono leggermente avvicinandosi al transetto, creando un effetto ottico di avvicinamento, probabilmente non casuale ma voluto, visto che anche le altezze delle arcate subiscono un simile incremento

Esternamente la facciata, esposta ad ovest, si presenta semplice e austera, seguendo uno stile prevalentemente romanico: le navate laterali sono divise da quella centrale da due robusti contrafforti. In corrispondenza della navata centrale, sotto il timpano, si aprono in asse due

, a doppia ghiera dal lato esposto verso la navata centrale e a ghiera singola in quelli esposti verso le navate laterali. Il numero delle colonne ammonta in totale a dodici, chiaro riferimento al numero degli

Tutte e tre le navate terminano con un presbiterio, rialzato di tre gradini rispetto al piano della chiesa, e con un'abside; di queste soltanto la centrale sporge all'esterno della struttura, mentre quelle delle navate laterali sono contenute nella muratura. I presbiteri delle navate laterali sono separati da quello della navata centrale con due balaustre in pietra risalenti al

, raffigurante il Cristo morto e deposto dalla croce sulle ginocchia di un Angelo (simbolo di Caorle), con ai piedi altre teste di angeli. Sotto le arcate che invece separano la navata centrale da quella sinistra si trova la statua in legno dorato raffigurante la

Chiesa Santa Maria del Carmine, nella piazza principale del paese. L'edificio ha la struttura tipica delle chiese di rito ortodosso, caratterizzate dall'ingresso principale sulla navata sinistra il portale frontale che si apre solo nel periodo mariano.

. Alla prima fase vengono in genere datati i dipinti destinati alla faccia verso la navata, caratterizzati da un disegno molto sottile e preciso, fatto probabilmente con una punta d'argento, spesso visibile solo tramite la




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Ultimo aggiornamento pagina:

11 Maggio 2021

16:49:49