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Frasi che contengono la parola immetteva

una nuova porta che immetteva nel parlatorio dove le suore tramite una grata parlavano con i parenti. Prima di allora l'accesso al parlatorio era sito nella chiesa ma monsignor Gambacorta volle chiudere questa entrata per evitare il passaggio della gente nella stessa.

risultava essere sbarrato da una porta che immetteva in un grande dormitorio, costituito da diciannove celle, illuminate da un finestrone che per ordine di mons. Savino fu in parte murato per evitare che dall'esterno potessero vedere le monache. Oltre a questo dormitorio vi era un'altra camera, superiore ad esso. Secondo il Pescitelli tale doveva essere stato l'edificio dalla sua fondazione alla fine del

(ovvero il sole che tramonta tra due montagne) e mancava dell'architrave congiungente le due torri rastremate; a questo primo Pilone ne seguiva un secondo che immetteva in quella che, precedentemente, era la

; da qui la tranvia si immetteva lungo via Farini e la strada comasina in direzione dell'attuale piazza Giuseppe Pasolini ove si trovava il Dazio. Da questo punto abbandonava la Comasina per proseguire su sede promiscua lungo la Valassina. Si dirigeva quindi a

A destra si aprono due portali di tipo benedettino: uno immette nella navata minore, l'altro oggi murato ha decorazione dell'Agnus Dei, e immetteva al transetto. La chiesa mostra in maniera evidente i legami con i cantieri benedettini dell'Abruzzo (come le abbazia presso la

ad opera dei regi ingegneri Matteo D'Amato e Nicola Leandro. I lavori furono iniziati nel luglio dello stesso anno e le acque dei tre torrenti Cavaiola, Citola e Solofrana furono incanalate in un alveo che passava ai piedi della collina di Nocera e si immetteva nel Rio San Mauro, un piccolo fiume tributario del Sarno

La stazione tranviaria era inizialmente costituita da un semplice binario un tronco che sorgeva in piazza Cavour, preceduto da una piattaforma girevole che immetteva su due brevi tronchi trasversali per le manovre di attestamento della locomotiva in testa ai treni di ritorno a Pisa. Tale sistemazione fu in seguito superata con la realizzazione di una stazione vera e propria, che sorgeva in corrispondenza dell'attuale stazione ferroviaria

); la Porta Bitonto immetteva sulla strada che conduceva alla sede vescovile; a ovest si apriva il Portello (via Portello), in direzione di Palo del Colle, che vide accresciuta la sua importanza nel periodo del Ducato sforzesco; a sud c'era la Porta del Suburbio (via Donato Olimpio). Con l'inglobamento, nel Cinquecento, del Suburbio entro le mura cittadine, questa porta perse d'importanza e rimpiazzata con la Porta la Staccata (fine di via Conte Rocco Stella). Nel Seicento venne spostata la Porta di Bari (in via Porta di Bari) e venne aggiunta la Porta delle Beccherie (a nord-est di Piazza Sedile)

Nei primi del Novecento venne demolito il muro che cingeva l'area e collegava la Scuola alla Chiesa di san Rocco, e, spostata la statua di San Rocco, si venne a formare una nuova calle che si immetteva direttamente nel campo della confraternita.

un troncone raggiungeva gli scali di Marola, un altro seguiva il perimetro delle mura con vari raccordi, attraversava il Canale Lagora e si immetteva sull'attuale passeggiata Morin proseguendo fino alla

Nella prima fase sarebbe stata costruita la tratta Rivarolo-Principe: dall'uscita della galleria a Certosa il tracciato si immetteva in un viadotto sopraelevato che curvava verso nord fino al capolinea in Piazza Pallavicini (con fermate intermedie di Certosa e di Canepari). Sull'altro lato si sarebbe collegata la galleria con Principe, con fermata intermedia in Piazza Dinegro.

Sul lato destro della chiesa sorgeva il convento semplice nella forma quanto imponente. L'ingresso del convento era composto da un portale in pietra scolpita. La porta principale immetteva nel grande

A Pontedera, il capolinea risultava piuttosto spartano ed era rappresentato da un tronco in piazza Cavour, preceduto da una piattaforma girevole che immetteva su due brevi tronchi trasversali per le manovre di attestamento della locomotiva in testa ai treni di ritorno a Pisa. Quest'ultima sistemazione fu in seguito superata con la realizzazione di una stazione vera e propria, che sorgeva in corrispondenza dell'attuale

La pianta cinquecentesca dell'edificio era quadrata, con un grande androne nel quale si immetteva il passaggio carraio centrale e i passaggi pedonali laterali, corrispondente pertanto alla porzione centrale della struttura attuale. L'edificio si eleva su un solo piano, con attico e copertura a tetto. Il prospetto verso campagna riprende lo schema compositivo classico dell'

, immettendosi nell'attuale via Giuseppe di Vittorio, terminando le corse nei pressi della piazzetta centrale. Il percorso di ritorno era sostanzialmente identico a quello dell'andata: presso la stazione di Desenzano Porto, tuttavia, la filovia non si immetteva nell'attuale via Achille Papa, ma entrava nel lungolago Cesare Battisti. Di conseguenza, svoltava a sinistra nell'attuale via Vecchio Porto, prendeva piazza Malvezzi per poi immettersi in via sant'Angela Merici e proseguire lungo il percorso originario.

In aggiunta alla comunicazione tra processori secondari e periferiche il sistema doveva gestire la comunicazione tra sistema operativo e operatore. L'operatore immetteva i dati tramite un terminale e verificava il funzionamento dei comandi tramite uno schermo




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Ultimo aggiornamento pagina:

06 Gennaio 2022

14:23:17