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Frasi che contengono la parola filiberto

Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto citarono in giudizio Amedeo ed Aimone per il fatto che si firmavano col solo cognome di Savoia e non di Savoia-Aosta, configurando l'ipotesi di uso illecito di cognome

Uno dei primi provvedimenti di Emanuele Filiberto, ancor prima di entrare in Torino fu di abolire l'uso del latino nei tribunali e nella burocrazia a favore del francese nei domini a ovest delle Alpi e nella Valle d'Aosta e del volgare (italiano) in quelli a est (Piemonte) e sud (contado di Nizza). Ci fu quindi una prima spinta ufficiale verso l'uso dell'italiano.

, si distinse dalle altre del tempo per gli ottimi stipendi elargiti agli insegnanti. Curiosamente Emanuele Filiberto era un appassionato alchimista e si dilettava a lungo, specie nelle ore notturne, con storte e alambicchi.

, alla morte del padre Emanuele Filiberto. Era di gracile costituzione, con le spalle leggermente arcuate, i lineamenti delicati, l'incarnato pallido. Fin da bambino, tuttavia, il padre lo aveva abituato ad ogni sorta di esercizio fisico e di sport, rendendolo un abile cavaliere e un invincibile spadaccino. Nel

come pretendente al trono d'Italia. In passato ha sostenuto il ramo di Casa Savoia di Vittorio Emanuele e del figlio Emanuele Filiberto ma, prima della fine del loro esilio, ha restituito le decorazioni dell'

al livello stradale dopo aver intercettato la progettata linea Roma-Marino-Albano. Il percorso sarebbe proseguito in galleria sotto Piazza S. Giovanni in Laterano, collocandosi in trincea lungo via Emanuele Filiberto fino alla stazione di

al livello stradale dopo aver intercettato la progettata linea Roma-Marino-Albano. Il percorso sarebbe proseguito in galleria sotto piazza di San Giovanni in Laterano, collocandosi in trincea lungo via Emanuele Filiberto fino alla stazione di via Labicana da collocarsi all'incrocio dell'omonima strada con via Emanuele Filiberto e viale Manzoni. Da questa stazione i binari sarebbero proseguiti in salita verso la

I giudici decidevano delle infrazioni alla legge, e il loro operato era regolato, almeno dai tempi di Emanuele Filiberto, preoccupato per il crescente potere della classe giudiziaria e per le pene troppo severe, dal Senato. Ma col tempo, tale decreto venne via via obliato.

Secondo Vittorio Emanuele, il re Umberto II avrebbe riconosciuto come dinasticamente valida la nascita di Emanuele Filiberto conferendogli oralmente, senza alcun documento verificabile o atto firmato, il titolo di

I successori di Francesco Filiberto fecero restaurare il palazzo, edificare le chiese di Santo Spirito e della Madonna delle Grazie e provvidero a smantellare in modo definitivo il castello, ormai un cumulo di macerie come quello di Crevacuore.

; Eugenio Bardzki; Giulia Battaglia; Fausta Beer; Stelvio Botta; Leoncillo Leonardi; Alessandro Leonori Cecina; Irma Levi; Roberto Melli; Francesco Mercati; Costanza Minniey; Saro Mirabella; Angelo Moriconi; Aldo Natili; Umberto Padella; Vittorio Parisi; Mario Penelope; Sestilio Picari; Paola Piersanti; Ottavio Pinna; Walter Sanges; Filiberto Sbardella; Sergio Schirato; Renato Selvi;

, Giuseppe Palmidoro, Raffaele De Luca, Salvatore Riso, Filiberto Sbardella, Franco Bucciano, Ezio Lombardi, Francesco Cretara, Gabriele Pappalardo, Branko Bitler, Roberto Guzzo, Ezio Malatesta, Carlo Merli, Rolando Paolorossi e Gino Rossi. Nei mesi successivi sette di questi furono fucilati dai tedeschi e uno (Paolorossi) deportato in Germania; essi furono in parte sostituiti da Antonio Poce, Pietro Battara, Riccardo Cecchelin, Orfeo Mucci e Gino Paris

Storico dell'arte, teorico, critico militante, docente universitario, curatore di mostre, operatore culturale politicamente impegnato, Filiberto Menna ha incrociato nelle sue scritture discorsi e saperi differenti, ragionando di pittura e

. Questi fatti evidenziano, secondo alcuni, il tentativo di Umberto II di riconciliarsi con la famiglia, senza tuttavia considerare la nascita di Emanuele Filiberto come significativa da un punto di vista

quattro giovani (Giuseppe Basadonna, Giuliano Rizzato, Francesco Giachin e Filiberto Tassini) vennero aggrediti a colpi di falce e sassate da un gruppo di sloveni. Tre giovani morirono salvandosi il solo Tassini, svenuto e ritenuto morto dagli assalitori, che rimase invalido.




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Ultimo aggiornamento pagina:

06 Gennaio 2022

17:19:49