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Frasi che contengono la parola facciata

La parte scultorea del rosone si presenta come un'opera assai raffinata: la ruota di colonnine, archi e costolonature forma sulla facciata esterna un prezioso ricamo mentre all'interno riverbera la composizione di armoniosi

Nella facciata minore orientale sono originali alcuni blocchi della parete, un tratto della cornice della finestra ed alcuni conci dell'archivolto, mentre nella facciata minore occidentale rimangono entrambi i blocchi di imposta dell'archivolto e sei dei suoi conci, oltre a parte dell'architrave della finestra. Infine, delle tre grandi lastre che componevano il soffitto sono pervenuti alcuni frammenti con le relative decorazioni.

Chiesa di Santa Maria della Rosa, importante esempio di architettura romanico-gotica, costruita tra il XIII e XIV secolo, con una facciata abbellita da un portale centrale con colonnine tortili, e da un bel rosone.

finemente lavorata. La facciata principale appare delimitata agli estremi da due paraste giganti di ordine dorico, e gli elementi dei capitelli e delle basi delle colonne e delle paraste sono in pietra di Nanto.

, per i lavori di allargamento della via, ricostruendo una nuova facciata con l'antica loggetta seicentesca spostata all'angolo opposto. Nei primi anni del Novecento la via assunse l'aspetto definitivo attuale, con la sistemazione di

Il palazzo si presenta ancora oggi solenne nell'aspetto, con una facciata classicheggiante contraddistinta da un ampio porticato sormontato da un loggiato con colonnine ornamentali. Dopo aver ospitato diversi uffici tra cui durante il

su progetto dell'architetto Mazzei, con la congiunzione dell'ala ovest dell'edificio con il complesso del chiostro di Santa Croce. Altre parti del progetto originario non furono mai realizzate, per le critiche all'architettura ed anche per motivi economici, come l'ampia piazza davanti alla facciata e prospiciente l'Arno, per la quale erano state scolpite le due statue di

La facciata, in stile barocco, presenta sei statue raffiguranti i santi Rocco, Isaia, Luca, Giuseppe, Sebastiano e Fabiano ed un bassorilievo, realizzati nella bottega veronese dei Guidottini e collocate dove oggi si trovano nel

Il movimento dei volumi e la loro tensione verso l'alto alleggeriscono la costruzione mentre l'insieme delle sculture, che ne fanno parlare la facciata con i loro significati simbolici, la rendono un'allegoria del

, e con l'intento di superare le dimensioni del Battistero. Nonostante alcune incertezze dei critici, gli scavi hanno confermato che le prime fondazioni che sia possibile attribuire a Santa Maria del Fiore si trovano sotto l'attuale facciata (il cosiddetto

Il tema iconografico della decorazione riprende sia il ciclo mariano dell'antica facciata arnolfiana che quello del campanile con il tema del Cristianesimo come motore del mondo. Nelle nicchie dei contrafforti si trovano, da sinistra, le statue del cardinale Valeriani, del vescovo

, oggi nella Pinacoteca di Bologna, per la chiesa di San Bernardo, e vinse la gara, in concorrenza con Ludovico Carracci, per la decorazione della facciata del Palazzo del Reggimento, l'attuale palazzo municipale di Bologna: gli affreschi, commissionati per onorare la visita di

, a riedificare la chiesa come la vediamo adesso, invertendone l'orientamento. In seguito a questa trasformazione sono state demolite la facciata romanica, sostituita dall'attuale abside, e l'abside originaria, sostituita dalla nuova facciata in stile classico. Nel

Capolavoro di arte romanica, caratteristica per la facciata ad archetti di ispirazione bizantina e per le figure simboliche scolpite intorno al portale, conserva nelle sue fondamenta i resti di una basilica paleocristiana

), l'edificio monastico si caratterizza per il suo stile severo e alla chiesa si accede da una scalinata in pietra, probabilmente risalente all'epoca romanica, come anche la facciata, con tetto a capanna. All'interno, ad unica

, in via Modesto della Porta, ricavata nel XIX secolo dall'ex monastero di San Pietro Celestino, la cui facciata ad arco con la torre si affaccia sulla strada. La chiesa si caratterizza per uno stile misto, eclettico, a cavallo tra neoclassicismo, neobarocco e liberty.

. Nell'ambulacro si aprono le stanze dell'appartamento reale: lungo il primo braccio, quello che corre parallelo alla facciata su piazza del Plebiscito, si trova il teatrino di corte e le sale da udienza, lungo il secondo si trovano le retrostanze dell'antico appartamento privato, le quali affacciano sul giardino pensile, lungo il terzo, quello esposto a oriente, si trova il salone d'Ercole e la Cappella Reale, e infine il quarto braccio che affaccia sullo scalone d'onore e da cui, tramite la vetrata, si scorge piazza Trieste e Trento, con veduta, in lontananza, della

. Nel corso degli anni ha subito numerosi interventi di rifacimento, sia alla facciata che all'interno: la facciata, che in un primo momento si presentava dalle semplici linee architettoniche fu modificata da

ed il centro della chiesa. All'esterno il tutto fu celato con delle superfici molto semplici e la facciata fu ornata con due ordini di colonne classiche liberamente spaziate. La cupola, caratterizzata da robusti contrafforti lungo il

, realizzato sul finire del XVII secolo nei pressi della Queen's House di Inigo Jones. Proprio la Queen's House divenne il punto conclusivo di un asse definito mediante lunghi colonnati sormontati da due cupole speculari. Il tema delle colonne binate, che all'epoca aveva trovato ampio risalto nella facciata del

e di volte di dimensioni non eccessive e ben ammorsate nelle navate laterali, limitarono i danni che riguardarono quasi esclusivamente la facciata, l'atrio e il tetto. Le parti danneggiate, dunque, vennero ricostruite seguendo i canoni caratteristici dell'

, ancora ben visibile dall'interno. Originariamente vi erano due ulteriori bifore, a destra e a sinistra della facciata, oggi sostituite da due alti finestroni, che servivano per permettere alla luce di illuminare le navatelle e i matronei.

. Era originariamente composto da due chiostri distinti, uno rettangolare ed uno quadrato, che si possono individuare chiaramente nell'asimmetrica pianta attuale. Sul lato destro della facciata si trova una rientranza dove una serie di cipressi circonda le statue di

Nella copertina, che per la prima volta si apriva a libro, anche il retro ha un suo significato. Nella facciata posteriore erano infatti stampati i testi delle canzoni, come mai era avvenuto in precedenza

di ordine tuscanico dividono la superficie in spazi dove si aprono i due portali (in origine era uno solo, ma fu raddoppiato simmetricamente quando venne raddoppiato il palazzo e la facciata). Al piano nobile si trovano numerosi elementi classici (i portali, gli

, in cui riecheggiano anche evidenti citazioni del Brunelleschi, tranne che per la facciata, che, mancando di un precedente brunelleschiano, appare compressa per l'adozione di uno schema su due ordini poco proporzionato.

, ponendoli rispettivamente al piano terra e al primo piano della facciata; le bugne sono disposte intorno alle aperture ad arco del registro inferiore, mentre l'ordine architettonico si traduce in una serie di colonne binate che sorreggono la trabeazione.

, presenta una facciata schermata da due colonnati sovrapposti, trattati con spirito severamente classicista; lungo i lati brevi, le legge sono collegate alla massa dell'edificio per mezzo di arcate a tutto sesto, secondo una soluzione mutuata dal

, un pittore che sicuramente aveva avuto modo di conoscere le opere di Bramante durante gli anni della sua formazione trascorsi in Italia. Il palazzo si segnala per una facciata rustica e per il cortile circolare su due ordini di colonnati, che riprendono rispettivamente il modello del

), che presenta una struttura tipicamente basilicale ed una scansione razionalmente ordinata della facciata bicroma. Se lo stile fiorentino non produsse molte opere, la sua influenza fu determinante per gli sviluppi successivi dell'architettura, essendo la base alla quale attinsero

, edificato intorno alla fine del Seicento. Il palazzo rappresenta una delle migliori espressioni del barocco agrigentino e si caratterizza, infatti, per l'imponente facciata in stile barocco. Particolari sono le balconate, impreziosite da mensole figurative.

I vasti saloni interni sono completamente privi dell'arredamento e dei preziosi stucchi e marmi che abbellivano pareti e camini, i quali furono venduti dai conti Cicogna. Solo gli affreschi del salone e poche decorazioni sui soffitti restano a vestigia del passato. Le ultime testimonianze dell'ormai perso splendore sono il giardino inglese, da poco risistemato, antistante la facciata principale della villa, ed i tre cancelli in ferro battuto sormontati dal

Attiguo alla struttura si trova il chiostro a pianta quadrangolare, probabilmente del XVII secolo, e presenta una facciata con una porta monumentale del XVI secolo, costruita da artigiani roglianesi in roccia di tufo sormontata da un rosone a torciglione. Un'

nel XVI secolo, parzialmente demolita da Orlando Grosso per recuperare le sottostanti architetture medievali secondo i canoni restaurativi dell'epoca. I lavori di Grosso hanno anche comportato importanti lavori di consolidamento delle stanze interne, necessari in seguito all'indebolimento della facciata, e l'apertura di

in mattoni, la cui forma ricorda quella di una carena di nave rovesciata, in sostituzione della precedente copertura in legno. Per contrastare l'aumento di peso generato dalla nuova volta fu realizzata la facciata neoclassica su piazza Matteotti, le cui colonne hanno la funzione di

: la facciata presenta al centro un portale ad arco sormontato da una balconata mistilenea, le finestre al pian terreno sono coronate da finestre a cornice ovale e al piano nobile da fastigi a motivo alternativamente triangola e curvilineo

con un restauro per i danni subiti due anni prima per la caduta di un fulmine, vennero realizzati anche gli edifici ed il cortile interno. La facciata, in linea con la cinta muraria, ospita due statue, fiancheggiate da quattro colonne: di

(con l'aggiunta di due navate laterali e di stucchi e decorazioni), e con la realizzazione di una seconda facciata pseudo-gotica, che accoglie un portale che probabilmente si trovava su un lato dell'antico edificio. Nel

gessosa proveniente dal nuraghe Cann'e Vadosu, nei pressi di Mont'e Prama, raffigurante un nuraghe trilobato con al centro di una facciata una figura umana, da alcuni ricercatori paragonata ai pugili di Mont'e Prama;

, che si apre a finestra nella parete posteriore della cassa (e non in quella anteriore), elemento caratteristico degli organi monacali (esso, infatti, venne costruito per la chiesa di un monastero) che permetteva di non mostrare la monaca organista. La facciata si articola in tre cuspidi di

Il duomo di Fidenza, come altre cattedrali romaniche, presenta in facciata numerosi bassorilievi ed alcune statue che si mostrano al pellegrino ed al fedele con intenti didascalici, come un libro d'insegnamenti religiosi fatto di immagini. Si tratta di opere scultoree eseguite da

Crolli e danni di alcuni edifici. Crollo della volta interna della chiesa della Madonna del Soccorso. Distacco della parte superiore della facciata della cattedrale di San Pelino. Danni e rischio di crollo del campanile della chiesa parrocchiale di San Martino

crollo di parte della facciata della chiesa di Santa Giusta, con caduta del campanile.Numerose abitazioni danneggiate e inagibili.Svariati crolli.Crollo di parte della montagna. Crepacci nelle strade, ad esempio via Santi Sipontini

che, durati due anni, diedero all'edificio l'aspetto che tutt'oggi ha. Furono essenzialmente rivisti gli interni creando ambienti di ristoro e ricreazione e, soprattutto, fu rifatta la facciata in pieno

. Pur non menzionando questioni di politica europea, il patto fu un duro colpo per la Germania, che, pur mantenendo una facciata di indifferenza, capiva di perdere importanza nelle questioni d'oltremare

Piazza Francesco De Sanctis, vicina a piazza Pericle Felici, ospita la facciata restaurata della Chiesa Madre; ai lati si trovano palazzi antichi di indubbio valore architettonico come quello che ospita la scuola elementare Giovanni Pascoli.

situata nel centro del paese e risalente al seicento; originariamente presentava un campanile su tre livelli sul lato destro della facciata, andato successivamente distrutto e rimpiazzato da un basso campanile posto sul lato opposto del fronte. L'edificio presenta una struttura ottagonale, mentre all'interno sono presenti pavimenti in

raffigurante un soldato ferito oppure morente che offre al cielo il suo cuore e il suo elmetto a testimonianza della sua dedizione. Si trova sulla facciata della locale chiesa dedicata a Sant'Alessio

, sempre del Bossi, che pur conservando la stile tipicamente floreale della facciata presenta una decorazione completamente incentrata sulla scultura con elaborati apparati di putti, figure femminili e forme vegetali realizzati sempre in cemento e ferro battuto con balconi sovrapposti

. La composizione della facciata mostra a livello generale una forte ispirazione al lavoro del Sommaruga, in particolare per le sculture di figure femminili all'ingresso, omaggio esplicito al portale del

Palazzo Floridi (via Tor di Floridi). Ancora un palazzo d'epoca medievale, di cui addirittura si conserva la svettante e compatta torre in blocchi regolari di tufo. Nel Cinquecento l'architettura sangallesca si impone a ridisegnare la lineare facciata, col suo portale bugnato e le aperture simmetriche.

(negli anni non documentati che intercorrono tra i lavori per il duomo e quelli per il battistero di Parma) viene collocato l'intervento a Borgo San Donnino (Fidenza). Con l'aiuto della bottega Benedetto ristruttura la parte occidentale del duomo modellando la facciata con tre ingressi e sistemando due campanili ai lati secondo una tipologia

ma fu quasi interamente ricostruita a seguito di un incendio, nel secolo successivo. Possiede una bella facciata quattrocentesca e all'interno si possono ammirare gli affreschi risalenti agli inizi del

, leggermente avanzata e suddivisa in due ordini. Quello inferiore presenta un portale inquadrato, con quattro gradini, sormontato da una finestra ad arco; ai lati due finestroni con inferriata sormontano due finestrelle. Le parti laterali della facciata mostrano due piani di due finestre ciascuno e sono terminate dal cornicione che, nella parte centrale, funge da marcapiano per l'ordine superiore. Questo presenta un solo finestrone rettangolare centrale e termina con un

, dove sono citati quasi tutti gli elementi architettonici, dalla facciata a spioventi tripartita, alla galleria di loggette (sebbene qui interpretata con doppie colonnine), ai grandi pannelli scultorei accanto al portale, all'articolazione interna. Il resto del

In particolare, vi furono critiche alla realizzazione delle chimere della facciata, volute dall'architetto ma non presenti in origine, e allo spostamento di cinque gradi della parte centrale dell'intelaiatura del rosone del transetto sud per farle assumere un orientamento cruciforme.

All'interno, il complesso sanitario era suddiviso in due zone distinte. Una era costituita dal palazzotto delle abitazioni degli ufficiali, tuttora presente, con facciata ad esedra di fronte all'ingresso, da una darsena esagonale chiusa sul mare da una catena. Al centro dell'ingresso della darsena, isolato sull'acqua, sorgeva il mastio di San Rocco (distrutto durante la

, dio della pioggia, disegni geometrici ornati a traforo ed un motivo a grata, che percorre tutta la facciata, che raffigura, in forma stilizzata, le squame di due serpenti intrecciati, rappresentazione del dio

. La facciata laterale, che si affaccia su Piazza Cito, presenta nella parte inferiore un portale centrale e nella parte superiore tre grandi archi che inquadrano rispettivamente tre finestre. A coronamento due torri campanarie di cui quella sinistra adibita a orologio civico.

D'azzurro, al leone d'oro, alato e nimbato dello stesso, con la testa posta di fronte, accovacciato, tenente con le zampe anteriori avanti al petto il libro d'argento, scritto delle parole in lettere maiuscole romane di nero, PAX TIBI MARCE nella prima facciata, in quattro righe, ed EVANGELISTA MEUS nella seconda facciata, similmente in quattro righe. Ornamenti esteriori da Provincia.

. Vi si riscontra un'originale decorazione bicroma, tramite l'uso di mattoni bianchi e rossi, e per la prima volta in Italia la facciata appare decorata da sculture, in questo caso da bassorilievi finemente scolpiti e traforati con tralci ed animali ispirati forse alle stoffe

e completata gradualmente fino al XIII secolo), che presenta una scansione razionalmente ordinata della facciata bicroma, e una rigorosa struttura ispirata al romanico lombardo (tribuna). La piccola

sempre a Spoleto, caratterizzati da una ripartizione in riquadri della facciata, in uno nitido schema geometrico. A San Pietro i riquadri vennero anche decorati da preziosi rilievi marmorei con scene sacre e allegoriche. In alcune chiese, come nel duomo di Spoleto troviamo mosaici di influenza romana

, la maggior parte sono perduti per sempre-, gli arredi d'epoca. Nel crollo della facciata orientale venne sepolta la fontana dei Quattro Mori. Rimasero in piedi il torrione quadrangolare del cortile ed alcuni muri perimetrali del fronte settentrionale, oltre a tutto il fianco occidentale.

che ha interessato l'intera superficie esterna dell'edificio, si compone di un portale e di un occhio centrale. Durante l'ultimo ripristino la ricostruzione, seppur discutibile, della decorazione ad archetti ha ridato quel relativo decoro alla facciata del tempio medievale. Lateralmente denota gli elementi tipici del

, citata nel contratto originario, e conclude le storie del ciclo. Si riconoscono nella veduta cittadina la chiesa con la primitiva facciata romanica, il palazzo Spini, ancora oggi alla testa di ponte, i

La facciata a salienti, rivolta ad Oriente, presenta un doppio ordine di interventi divisi da un'elegante cornice marcapiano: la parte bassa corrisponde alla costruzione originaria, e quella alta risale al restauro post sisma del

. Costruita anch'essa in epoca romanica, della primitiva costruzione rimane una colonna al suo interno e la parte di facciata con i conci di grandi pietre squadrate, del XII secolo, messe a nudo nell'ultimo restauro. All'interno conserva la tela di

Costruito su base quadrangolare, senza le ali laterali, fu pensato come un piccolo luogo in cui ristorarsi ed oziare. Presenta una facciata principale ed una seconda nel giardino, ad imitazione della villa suburbana nell'antica Roma. Fu preso a modello per il

L'uso diffuso di scale esterne in ville e palazzi extraurbani che spesso erano progettati con un portale nella facciata principale, accessibile alle carrozze, che conduce ad un cortile interno, da dove doppie scale portano fino al

Uno dei lati del quadriportico metteva in comunicazione l'atrio con la chiesa. Questo lato, solitamente quello orientale, sovente confinava non direttamente con la facciata, ma con un ambiente trasversale, detto

sempre in Corso Vittorio Emanuele del XIX secolo; Palazzo Bertolino-Tommasi dalla candida facciata neoclassica opera dello stesso architetto Gravanti in Corso Vittorio Emanuele; Palazzo Ventimiglia nel Vicolo Gino del XV secolo; Palazzo

su un'area pianeggiante precedentemente occupata da una moschea araba. La sorprendente commistione artistica presente nell'edificio sembra ripercorrere l'intera storia cittadina e dei popoli che l'hanno guidata mettendo in bella mostra un portale laterale e delle torrette campanarie in stile gotico trecentesco, una facciata principale quattrocentesca, un'abside con decorazioni arabo-normanne, una cupola e cupolette laterali tardo barocche e numerosi inserzioni neogotiche dei primi anni del XIX secolo tra cui le parti basse del prospetto meridionale (oltre al nuovo transetto) e il gruppo di campanili sul

, con il caratteristico fronte formato da un telaio di colonne, di dimensioni maggiori di quelle della Cattedrale stessa, maestosa e dalla facciata sgargiante che domina l'omonima piazza, con al centro la

. Secondo il gusto dell'epoca, una parte dei ruderi furono interrati, mentre bassorilievi e statue romane riemerse dalle vigne venivano incastonate, in una sorta di grande museo all'aperto, nella facciata della villa e nel grande giardino che richiamava i giardini botanici creati da suo padre

fu modificata nel senso della lunghezza per cedere spazio all'antistante piazza. In quella occasione fu abbellita sia all'interno sia nel prospetto principale. L'elegante facciata, progettata dall'architetto Pasquale Saetta sul finire dell'

il convento fu trasformato in caserma militare e successivamente cadde in rovina. Fu restaurato tra la fine del Novecento e i primi anni duemila, con dei lavori che riportarono alla luce, tra l'altro, la facciata della preesistente chiesa di Santa Venera.

, sebbene il singolo mettesse questa canzone come facciata B della stessa title-track dell'album: in classifica per dieci settimane, arriva fino al diciannovesimo posto, mentre l'album resta in hit parade per trentotto settimane, raggiungendo la sedicesima posizione

Chiesa di San Francesco, un tempo parte di un convento (la restante parte del complesso ospita oggi il municipio), recentemente restaurata e riaperta al pubblico: si presenta con una facciata neo-gotica e interno ad unica navata, decorata da stucchi e dipinti, sovrastata da un soffitto a cassettoni dorato.

, in occasione del centenario della nascita del compositore, il teatro Riccardi assume il nome, che porta tuttora, di teatro Gaetano Donizetti. Nell'occasione furono avviati i lavori per la costruzione della nuova facciata neoclassica, opera dell'architetto romano

Lungo le pareti delle navate laterali sono posti, leggermente rientranti, cinque altari tutti incorniciati da lesene a specchio decorate nel fusto e che sorreggono un capitello. Le due navate minori ricevono luce esclusivamente da due grandi finestroni ad arco a tutto sesto inseriti nella facciata. Il

La facciata, a parte un maestoso portale biforo in stile gotico attraverso il quale si accede nel vasto spazio interno diviso in tre navate da monumentali pilastri cilindrici, si presenta incompiuta.

appositamente eretta. Il dipinto venne fatto pagare a un ebreo mantovano, Daniele da Norsa, colpevole di aver rimosso dalla facciata della sua casa un'immagine della Vergine, per sostituirla con il suo stemma. Il marchese stesso venne rappresentato in ginocchio ai piedi del trono della Vergine, mentre sorride e ne ricevere la benedizione. La pala, oggi al

Intorno alla fine dell'XI secolo e al principio del XII, si diede mano a un grandissimo progetto di rinnovamento della chiesa di San Zeno. L'intenzione era quello di ingrandirla con l'aggiunta di un corpo di fabbrica davanti alla vecchia facciata, corrispondente oggi alla prima campata dell'edificio; oltre a tale ampliamento, si era proposto di rinnovare i vecchi muri longitudinali, sia delle navate minori sia della maggiore. Il nuovo edifico, come risulta da quanto rimane ancora oggi, doveva possedere paramenti murari in tufo ben squadrato, lesene aggettanti, una galleria marmorea costituita da arcatelle adorna di colonnette binate, in alto un cornicione ad archetti con doppia ghiera e mensole a doppio sbalzo, ricco di minuti ricami e un frego nobilmente scolpito in candido marmo.

in marmo, da una scala marmorea finemente decorata che conduce ai piani nobili e da una fontana interna di ispirazione orientale, collocata in una stanza che ricalca lo stile moresco nella decorazione e nella forma delle finestre. La facciata posteriore, dall'aspetto chiaramente gotico ristrutturato, appare disomogenea: la caratteristica tinta rossa fa da collante per un insieme di camini,

Si tratta di una moderna ricostruzione della vecchia chiesa settecentesca a navata unica. L'aspetto attuale troneggia su Piazza Venturi, e ricalca lo stile delle chiese romaniche abruzzesi con impianto rettangolare, con facciata sormontata da un tiburio ottagonale che funge da campanile.

. La facciata principale si nota da lontano, provenendo da Vicenza, alta sopra gli edifici minori che in seguito gli furono affiancati intorno. La villa al suo interno conserva ancora belle e ampie sale, tutte adorne di una ricca decorazione ad

(Contrada Villa San Nicola): chiesa del XVIII-XIX secolo situata nel pieno centro della contrada sparsa, con campanile a vela, facciata a capanna intonacata di bianco, ornata alla base da un solo portale a tutto sesto senza lunetta, e al centro di essa da un ordine di tre finestre a tutto sesto.

(Villa Sant'Elena): sussidiaria della parrocchia di Sant'Antonio di Padova a Villagrande, si trova nella zona industriale di San Martino-Villa Grande, e risale al primo Novecento, composta da un impianto rettangolare pseudo-romanico, con finestre laterali, facciata architravata molto semplice, e campanile a vela centrale.

. Sempre nel coro, un piccolo sacello, visibile sino agli ultimi restauri, ospitava le reliquie di Sant'Antioco di Torres (raffigurato in un medaglione sulla monumentale facciata e in un affresco interno), rinvenute nel

Si sviluppa su tre piani. Presenta un basamento con un motivo a scarpa, simile a una fortificazione. Originariamente la facciata principale controllava il ponte sul torrente Isolone. Il piano nobile si raggiunge con una scala a due rampe che porta al vasto salone affrescato da Antonio Contestabile di

Due annessi di pregevole valore sono posti ai lati del selvatico, ad est si trova una serra riscaldata con stufe e ad ovest una limonaia caratterizzata da aperture ovali bugnate. Con la ristrutturazione ottocentesca dello Schwartze sono andati perduti i giardini terrazzati posti davanti alla facciata principale, mentre non ha alterato quello a nord e il grazioso

Venne costruito dopo la stazione ferroviaria e presenta un ampio prospetto su Viale Trieste ben curato e caratterizzato da richiami neorinascimentali. La facciata del prospetto principale con relativo decoro superiore di facciata e gli arredi interni sono invece ornati con decori tardo-

Facciata della chiesa dei Santi Faustino e Giovita a Brescia - Martirio dei santi Faustino e Giovita di Santo Calegari il Vecchio, altorilievo in marmo con inserti di ferro, ricordato come uno dei grandi capolavori della scultura barocca bresciana.

Segue il secondo livello della facciata, che si imposta sul primo mediante un piedistallo unitario. In linea con la parte sottostante in aggetto si eleva il corpo principale del secondo livello, decorato da quattro lesene di

Intorno alla fine dell'XI secolo e al principio del XII, si diede mano a un grandissimo progetto di rinnovamento della chiesa di San Zeno. L'intenzione era quella di ingrandirla con l'aggiunta di un corpo di fabbrica davanti alla vecchia facciata, corrispondente oggi alla prima campata dell'edificio; oltre a tale ampliamento, si era proposto di rinnovare i vecchi muri longitudinali, sia delle navate minori sia della maggiore. Il nuovo edifico, come risulta da quanto rimane ancora oggi, doveva possedere paramenti murari in tufo ben squadrato, lesene aggettanti, una galleria marmorea costituita da arcatelle adorna di colonnette binate, in alto un cornicione ad archetti con doppia ghiera e mensole a doppio sbalzo, ricco di minuti ricami e un frego nobilmente scolpito in candido marmo.

, comportarono la ricostruzione dell'attuale facciata in forme quattrocentesche e pseudo-rinascimentali. L'interno era a tre navate con volte a crociera costolonate e conservava pregevoli dipinti, affreschi e monumenti funebri, fra cui due preziose ancone lignee dorate opere della scuola di Paolo Bonelli e due pale d'altare di

durante i lavori in corso di costruzione della copertura provvisoria in metallo. Si nota il totale crollo della chiesa fatta salva la facciata principale fortemente rinforzata per la messa in sicurezza

I prospetti, in stile neogotico, sono rivestiti quasi interamente in laterizio, ad eccezione del primo livello della facciata principale, intonacato; al centro di quest'ultima si eleva il mastio cinquecentesco; coronata dalla merlatura a

, sotto il quale si apre un grande arco centrale. Raccordato ai lati della facciata, il porticato si sviluppa con due ali curvilinee che racchiudono il piazzale antistante e che si concludono con due tribune pentagonali a

, il sarcofago dell'imperatore era stato trasferito nel transetto destro della Primaziale, vicino all'urna di San Ranieri, patrono alfeo. Un paio di statue erano state messe sulla parte superiore della facciata e una serie di statue raffiguranti lo stesso Enrico e i suoi consiglieri erano nel Campo Santo Monumentale. Oggi le statue si trovano nel

, ovvero il corpo occidentale che serra la facciata occidentale con torri molto alte per accedere alla tribuna, dove avevano luogo la liturgia e le cerimonie che coinvolgevano l'imperatore. Sempre nel




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Ultimo aggiornamento pagina:

17 Febbraio 2021

16:25:28