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Frasi che contengono la parola effigie

venerano Naresuan come un eroe, per l'aiuto che diede loro nel liberarsi dal dominio birmano. Molti dei guerriglieri che hanno combattuto contro il governo centrale per l'indipendenza dei principati Shan hanno portato al collo un amuleto con la sua effigie per essere protetti durante gli scontri armati.

, dopo avere lasciato il comando ad Adriano stesso, vennero raccolte in un'urna d'oro; dopo il trionfo postumo, con la sua effigie portata sul carro del vincitore dall'Augusta, l'urna venne posta dentro la base della

Parimenti con il nome Cicerone vengono identificate le marche da bollo, di diverso valore (e colore), ma tutte riportanti l'effigie del busto di Marco Tullio Cicerone, da apporre agli atti giudiziari, il cui ricavato alimenta il Fondo di previdenza degli avvocati.

Nella Galleria dei Presidenti, anch'essa progettata da Ernesto Basile, sono collocate le effigie e i ritratti della storia parlamentare dell'Italia, inclusi gli eletti delle esperienze parlamentari degli

Raccogliendo notizie biografiche sull'artista, Dezallier d'Argenville attesta che, pur rimanendo a Parigi, l'idea fissa di Rigaud era quella di fare ritorno a Perpignano per dipingere un ritratto di sua madre, riprodotta poi in effigie dal famoso scultore

, dove al tempo sorgeva una piccola cappella dedicata proprio alla Madonna della Consolazione, con all'interno una effigie di piccole dimensioni della Vergine. Fu il nobile Camillo Diano, vista la realizzazione di una nuova chiesa del Convento, a commissionare al Capriolo la realizzazione di un nuovo quadro, di dimensioni maggiori, con raffigurati anche

, Foley racconta di un incidente che aveva coinvolto un roadie ECW che vendeva delle magliette con la sua effigie durante una serata a New York; il tizio era stato pesantemente malmenato ed insultato dai fan inferociti

), arricchito da statuaria coeva oggi in gran parte sostituita da copie; alla base del gugliotto si conserva il bassorilievo commemorativo con l'effigie dell'Amadeo. Quello di nord-ovest venne ultimato da

D'oro, all'effigie di sant'Agata, il viso, il volo, le mani di carnagione, cappelluta di nero, aureolata di nero, tenente con la mano destra il piatto di nero con i due seni di carnagione, con la mano sinistra la palma del martirio, di verde, posta in sbarra, la Santa vestita d'azzurro, ammantata di rosso, sostenuta dalla pianura diminuita, di verde

Partito: il PRIMO, di cielo, alla effigie di Sant'Alessio, il viso, le mani, le gambe, di carnagione, barbuto e capelluto di nero, aureolato d'oro, vestito con la tunica di rosso, munita della sacca d'argento a destra, e con il mantello di verde, il Santo mirante il crocifisso d'oro tenuto dalla mano destra, tenente stretto al petto con il braccio sinistro il bordone, al naturale, il Santo calzato di cuoio dello stesso e sostenuto in punta; il SECONDO, di verde, alle due pannocchie di riso, ordinate in palo, d'oro; il tutto sotto il capo di rosso, caricato dalla croce di argento. Ornamenti esteriori da Comune'

di azzurro, alla effigie di San Vittore, aureolato d'oro, viso, collo, braccia, gamba di carnagione, con l'elmo e la corazza di acciaio al naturale, l'elmo ornato da piume di rosso, con il manto dello stesso sventolante a destra, con le calighe di cuoio al naturale, il Santo tenente con la mano sinistra l'asta di argento del vessillo bifido, dello stesso, sventolante a destra e caricato dalla crocetta di rosso, il Santo cavalcante il cavallo rivoltato, di baio al naturale, i finimenti di nero, la sella di verde, il cavallo con tre arti attraversanti la pianura di verde, l'arto anteriore destro alzato; il tutto accompagnato nel cantone sinistro del capo dall'ombra di sole, d'oro. Ornamenti esteriori da Comune

d'argento inquartato dalla croce diminuita, di rosso: il PRIMO, alla effigie di San Vittore, movente dal braccio orizzontale della croce, il viso e le mani di carnagione, vestito con la tunica di rosso e con la corazza di cuoio al naturale, il capo coperto dall'elmo, dello stesso, il fianco destro sostenente la daga di argento, il Santo tenente con la mano destra l'asta di nero munita del vessillo bifido, di bianco al naturale, caricato dalla crocetta di rosso, con la mano sinistra la palma di verde; il SECONDO, al gallo ardito, di rosso; il TERZO, alla lettera maiuscola B, di rosso, accompagnata in punta dalla fiamma, dello stesso; il QUARTO, al castello di rosso, mattonato di nero, merlato alla guelfa, le due torri ognuna di tre, il fastigio di tre, esso castello aperto del campo, finestrato di sei nelle torri, tre e tre, dello stesso, sormontato dal tortello di nero. Ornamenti esteriori da Provincia

Proprio in questo periodo la costiera adriatica fu vittima delle scorrerie dei turchi. Per questo motivo si decise di trasferire un'icona bizantina con l'effigie della Vergine e delle reliquie di Santo Stefano dall'

. A detta dello storico Giuseppe De Santis, sull'antica muraglia angioina era presente un bassorilievo raffigurante proprio una civetta; quest'ultimo simbolo, inoltre, compariva insieme all'effigie di

tedesca. Solo la torre, le guglie, il muro esterno, l'effigie in bronzo e la tomba del primo vescovo, Huyshe Yeatman-Biggs, sopravvissero. Le rovine di questa cattedrale sono sconsacrate e sono elencate di Primo grado.

, che frequentemente si portavano in processione, potevano avere capelli veri, al fine di enfatizzare il loro aspetto realistico, e arti mobili, per rendere possibile il loro uso in rappresentazioni sacre. Per la pittura l'effigie in materiale grezzo riceveva una mano di un preparato a base di

Inquartato: nel primo d'argento, alla effigie della Madonna della Guardia, che rappresenta la Beata Vergina Maria, di carnagione, seduta, coronata con corona gemmata e cimata da fioroni, d'oro, vestita della tunica di rosso, bordata d'oro, col manto d'azzurro, bordato d'oro, scendente fino ai piedi, tenente sul ginocchio sinistro il Divin Figlio, di carnagione, vestito d'oro, coronato con corona d'oro, simile per forma a quella propria della Beata Vergine, benedicente con la mano destra e tenente con la mano destra lo scettro d'oro, posto in banda; nel secondo e nel terzo, fasciato di rosso e di argento, con la croce patente accompagnata sui fianchi dalle due stelle di cinque raggi, il tutto di rosso e posto nella prima fascia d'argento; nel quarto, di verde, al leone d'oro

era ampiamente usata. La penitenza andava dall'umiliazione pubblica al rogo (dopo lo strangolamento per chi si pentiva e da vivo per chi non rinnegava il proprio peccato). Al posto degli irreperibili veniva bruciata una loro effigie, per gesto simbolico. Queste erano le pene eseguite durante gli

, discendenti dei siculi Iblei, coniavano infatti monete raffiguranti effigi di lucertole, allegoria dei Galeoti o Iblei. Un altro simbolo fu probabilmente anche l'effigie di una donna con testa turrita circondata da

Le medaglie riportavano sul recto l'effigie del Re che le concesse e nel verso una corona composta di un ramo di quercia e uno d'alloro, entrambi fruttati ed intrecciati con al centro lo spazio per un

(con il nome suo e l'effigie soprattutto della moglie Maria Maddalena Centurione) sono tuttora ricercati dai collezionisti, anche se alcuni erano contraffatti. Non avendo prole maschile, il successore di

sia all'uscita dall'Oratorio, che in chiesa prima della celebrazione; questo si ripete per ogni Confraternita), vestiti a lutto, con l'effigie della Maddalena e con i ceri. Arriva poi la Confraternita del Rosario, con l'effigie della Madonna Addolorata e due bambini vestiti da angioletti. Per ultima la Confraternita di S. Croce (che si sistema sull'altare in quanto svolge in prima persona il rito della deposizione), con la lettiga (

porta, come effigie del suo rione, un unicorno sui colori giallo e viola. La leggenda narra che l'impresa della contrada fosse la purificazione delle acque del Po ottenuta proprio grazie a un unicorno, che con i suoi poteri magici rese la zona di Ferrara florida e irrigabili i campi. Alcuni lo raffigurano con un paio di ali e viene chiamato

, donate alla chiesa dal nobile atranese Pantaleone Viarecta, lo stesso che aveva inviato vent'anni prima la porta del Duomo amalfitano. Suddivise in formelle di pregevole valore artistico, contengono l'effigie di Cristo, quella della Madonna e di alcuni Santi. Attualmente sono custodite presso la chiesa di Santa Maria Maddalena.

Nel diciassettesimo secolo in alcuni paesi europei, era comune usare le maschere mortuarie come effigie del defunto sulle tombe. Durante il diciottesimo e il diciannovesimo secolo furono utilizzate anche per registrare in modo permanente le caratteristiche di cadaveri sconosciuti ai fini dell'identificazione. Questa funzione fu successivamente sostituita dalla

abbandonarono la pianura per ritirarsi sulle pendici delle montagne. Qui formarono un nucleo abitativo intorno al tempio eretto da Silla al Dio Giove, al fianco del quale furono poste le teste delle statue di Giano e Giunone, mozzate in segno di spregio dai legionari romani. E dall'effigie di Giano (

Questo stucco era decorato con foglia d'oro e colori vivaci con l'effigie del defunto realizzata in rilievo sullo stucco, oppure dipinta su una tavoletta che era posta all'altezza del volto fissata ai bendaggi, come nei

in cui sono presenti i componenti del gruppo come in una famiglia ottocentesca, con elementi fuorvianti, tra cui il cane, il teschio, l'uccello impagliato e il fondale, che rivelano la finzione e l'umorismo della foto stessa. Tra i personaggi della foto vi sono Pat McCarthy, alcuni amici del gruppo ed un'effigie del predicatore

, nelle quali da una banda vi era l'effigie del re con queste parole: Alfonsus Rex Regibus Imperans Et Bellorum Victor; dall'altra banda si trovava il Re seduto che in atto maestoso veniva coronato da

Non si hanno notizie precise sull'anno di inizio della processione. Le uniche notizie certe si hanno circa la partecipazione dell'effigie alle prime processioni dei Misteri. La prima storicamente accertata, composta dall'Addolorata, dal Calvario e dal Cristo morto, risale alla

in terracotta smaltata d'azzurro (evocante la volta celeste) con nella chiave di volta un sole radiante dorato. Sulle pareti laterali prendono posto le lapidi commemorative degli esponenti della genealogia, mentre in fondo alla cappella trova posto un altare adornato dall'effigie della

, alla effigie di sant'Alessio, il viso, le mani, le gambe di carnagione, barbuto e capelluto di nero, aureolato d'oro, vestito con la tunica di rosso, munita della sacca d'argento a destra, e con il mantello di verde, il Santo mirante il crocifisso d'oro tenuto dalla mano destra, tenente stretto al petto con il braccio sinistro il bordone, al naturale, il Santo calzato di cuoio dello stesso e sostenuto in punta; il secondo di verde, alle due pannocchie di riso, ordinate in palo, d'oro; il tutto sotto il capo di rosso, caricato della croce di argento. Ornamenti esteriori da Comune.

D'argento, all'effigie di santa Ninfa, alquanto volta verso il fianco sinistro, capelluta d'oro, con il viso, le mani, i piedi di carnagione, vestita con la lunga tunica di azzurro, tenente con la mano destra la palma del martirio, di verde, posta in banda, con la mano sinistra la

d'argento inquartato dalla croce diminuita, di rosso: il primo, alla effigie di San Vittore, movente dal braccio orizzontale della croce, il viso e le mani di carnagione, vestito con la tunica di rosso e con la corazza di cuoio al naturale, il capo coperto dall'elmo, dello stesso, il fianco destro sostenente la daga di argento, il Santo tenente con la mano destra l'asta di nero munita del vessillo bifido, di bianco al naturale, caricato dalla crocetta di rosso, con la mano sinistra la palma di verde; il secondo, al gallo ardito, di rosso; il terzo, alla lettera maiuscola B, di rosso, accompagnata in punta dalla fiamma, dello stesso; il quarto, al castello di rosso, mattonato di nero, merlato alla guelfa, le due torri ognuna di tre, il fastigio di tre, esso castello aperto del campo, finestrato di sei nelle torri, tre e tre, dello stesso, sormontato dal tortello di nero. Ornamenti esteriori da Provincia

), all'interno di medaglioni posti sopra l'effigie del console; fino a quel momento la presenza di simboli cristiani sui dittici consolari si limita alle croci, come quelle che fanno da contorno ai ritratti imperiali sul dittico del console

ebbe origine romana, in quanto sono state ritrovate monete in bronzo e rame con l'effigie di Tiberio e Costantino in zona. Inoltre la stessa toponomastica del posto contiene radici latine (Villa, Sunciva - sub civis, Sonvico - summus vicus..).




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Ultimo aggiornamento pagina:

28 Dicembre 2021

06:34:06