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Frasi che contengono la parola chiesetta

di Santa Chiara, detto anche protomonastero, si trova nel lato verso valle, invisibile da vicino. Ingrandito fra Tre e Quattrocento, ha un chiostro da cui si accede all'antica cripta della chiesetta di San Giorgio. Tra le opere conservate nel monastero spicca la

La chiesa dell'Immacolata risale alle origini stesse di Villa San Giovanni: infatti la prima chiesa presente presso il borgo di Fossa era una chiesetta dedicata all'Immacolata Concezione, visitata nel

Dico solo che avrei gradito una Tua discussione preliminare. Adesso mi spetta un lavoro di non poco conto, e Ti assicuro che in passato sono state salvate voci di frazioni che presentano una sola chiesetta come luogo d'interesse. --

, delimitato dal Corso Cerulli, Piazza Sant'Anna, Piazza Orsini. Vi si trovano la chiesa di Sant'Antonio di Padova, la cappella di Sant'Anna e la vicina domus di Largo Torre Bruciata, la domus del Leone, la casa Melatino, la chiesa di San Luca, la chiesetta di Santa Caterina, e l'ex ospedale psichiatrico Sant'Antonio con Porta Melatina. Termina nel Largo Madonna delle Grazie all'estremo oriente dell'asse viario Corso Cerulli-Corso De Michetti, mediante l'accesso di Porta Reale.

Altre chiese - a Visso: Chiesetta della Concezione, San Giovanni, Madonna di Cardosa, Santa Croce, San Girolamo; a Borgo S.Antonio: Chiesa di Sant'Antonio; nelle altre frazioni: le Pievi di Fematre e di Mevale (notevoli per gli affreschi dei fratelli Angelucci).

La chiesetta del monte Ortobene ha resti murali che potrebbero risalire ad un antico insediamento di monaci basiliani. Sono infatti presenti tracce di terrazzamenti per produzioni orticole di sostentamento e nei dintorni nascono spontaneamente i

. Nella stessa piazza Duomo si trova anche la chiesetta di San Giovanni, con un prezioso altare in marmo di Carrara del Seicento. Nella piazza affaccia poi il Palazzo delle Poste, costruito ad inizio del

si celebra la festa di Santa Maria del Porto Salvo, che prevede una piccola processione con il fercolo della Madonna che va dalla chiesetta di San Giacomo Anacoreta al molo, dove una ghirlanda di fiori viene portata in alto mare per mezzo di una piccola barca.

, si suppone che la salma fosse stata sepolta nella chiesetta di Santa Barbara, nei pressi del castello. Ma riguardo al problema dell'identificazione corretta del luogo di sepoltura di Giacomo Casanova, le notizie sono comunque piuttosto vaghe, e non ci sono, allo stato, che ipotesi non correttamente documentate. Tradizionalmente si riteneva che fosse stato sepolto nel cimitero della chiesetta attigua al castello Waldstein, ma era una pura ipotesi.

: piccolo sobborgo del centro storico, situato alla periferia ovest, alle pendici del monte del Castello, delimitato da via Sant'Antonio Abate e via Paolo Saverio di Zinno. Anticamente era la periferia occidentale di Campobasso, con la porta omonima di accesso alle mura, e la chiesetta di Sant'Antonio. Nell'Ottocento si sono costruite nuove case, che delimitano le attuali via Monforte e via Firenze, che tornando verso est, si ricollegano al centro Murattiano mediante il sagrato della Cattedrale.

La parte posteriore, congiunta al precedente edificio, prevedeva invece tre piani di celle unite dai corridoi di ronda. Passando per il cortile principale si poteva raggiungere la chiesetta interna; un secondo cortile, a forma di L, era stato ricavato abbattendo un edificio destinato all'Inquisizione.

. Per la costruzione del convento, primo insediamento dell'ordine in Sardegna, venne loro concesso un terreno a Villanova, nel luogo dove si trovava la chiesetta benedettina di Sant'Anna, successivamente inglobata nel chiostro. La chiesa conventuale venne eretta in stile

orizzontali di differente grandezza posti l'uno sopra l'altro, su cui s'innalza una massiccia torre quadrangolare in pietra, ben visibile da tutta la sottostante conca ampezzana. Sul retrostante piazzale, a destra, si affaccia una piccola chiesetta, costruita nel

, che qui si allarga dopo l'orrido di Barberino sul fiume verso nord, per restringersi nuovamente verso sud, in corrispondenza del Bricco di Carana; in questo punto il corso del fiume diventa tortuoso, con i meandri di San Salvatore dominati dall'alto dall'antico borgo di Brugnello con il paese e la chiesetta a picco sul fiume; ancora qualche chilometro e si arriva a

Il titolo di chiesa principale della nuova diocesi fu assegnato a un piccolo edificio sacro sito nella piazza centrale del paese, adiacente al palazzo comunale. La chiesetta, intitolata a Santa Caterina d'Alessandria, dovette essere ampliata. I lavori si svolsero nel Quattrocento. Nel

, Spignon e Tarcetta, faceva parte della Banca di Antro che riuniva i propri eletti, per il disbrigo degli affari amministrativi e giudiziari di prima istanza relativi alla popolazione della val Natisone e della valle dell'Alberone, intorno alla lastra di pietra posta sotto i tigli che crescevano nei pressi dell'abitato di Biacis. Le due Banche di Antro e Merso formavano, insieme, il Grande Arengo che si riuniva, ordinariamente una volta l'anno, nei pressi della chiesetta di

Sono ancora visibili i ruderi di una chiesa minore, la Chiesa dell'Annunziata, le cui origini sono incerte. La chiesetta, con il tetto e le mura quasi completamente crollate, ha al suo interno un piccolo

. Sfortunatamente, un giorno sbarcarono dei pirati turchi, che saccheggiarono e rapirono i due proprietari, ma quando stavano per fuggire furono raggiunti da un gruppo di giovani armati, arrivati da Taormina con a capo il Corvaja, che sconfissero i turchi. Per ringraziare il Signore eressero una chiesetta dedicata alla Madonna della Sacra Lettera e fu costruita una loggia nella quale vennero poste le due statue di turchi, che sembrano guardare verso il mare, ansiosi di essere liberati dai loro compagni, da cui il nome

vi era ancora in piedi una chiesetta, poi abbattuta. Dalla parte opposta, lungo il versante che costeggia l'Uzzone, era il borgo detto dei Prati e Palazzi, posto oltre l'antica porta di Uzzone, corrispondente all'attuale Piazza Savona (gli anziani cortemiliesi ricordano bene l'espressione

: alle spalle del rione Terravecchia, prende il nome dall'antica chiesetta delle Madonna dello Rito, locuzione trasformatasi col tempo in Loreto. Vi avevano sede le antiche carceri cittadine, ossia mandamentali, essendo il paese sede di

(Vallone) per assistere al tradizionale rito dell'Alzata deQuadro, e per tutto il mese la piccola chiesetta sul monte rimane aperta per la venerazione e per la preparazione alla festa della Madonna delle Grazie. Venerata anche nella vicina

, in un luogo adiacente alla chiesetta parrocchiale di Santa Cecilia. I lavori proseguirono lentamente: col tempo i frati riuscirono ad acquistare tutta l'area e a portare avanti l'edificio, grazie alle elargizioni di fedeli e alla riscossione delle gabelle concessa dal Comune. L'edificio fu terminato nel

: nell'antico feudo normanno di Pancaldo. Oggi Borgo di S. Giovanni frazione di S. Lucia del Mela, incastonata nel palazzo baronale si trova l'antica chiesetta dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo ed al Battista raffigurati sulla pregevole tela dell'altare maggiore. Una lapide ricorda che la chiesa venne rifatta nel

per la cappella magna e la tavola di Giotto per la cappella privata furono trasferite fuori-mura nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, probabilmente per la loro iconografia che ben si addiceva al titolo della chiesetta

, i cantieri ripresero a funzionare: fu terminato il convento domenicano di San Rocco e venne innalzata la chiesetta di San Benedetto. La sede del governo fu trasferita dal castello Superiore a quello Inferiore (meglio difendibile) e nel

, e dai sobborghi attorno agglomerati. La tipica struttura elicoidale di questi antichi insediamenti tradiscono i processi di espansione e ampliamento che si sono avvicendati nel corso dei secoli. Il quartiere di Santa Croce, ossia Tixa (lato nord) si ramifica a mo' di fuso intorno a piazza Castello, riferimento a un'antica struttura fortilizia legata alla chiesetta di

: le case e l'antico castello dominano ancora un paesaggio antico con campi di olivi e grotte naturali. Il paese, ancora oggi raggiungibile solo con una mulattiera, reca ancora una pianta medievale: con la chiesetta di

Piazza Santa Lucia: prende il nome da un antico convento di suore, si tratta di allargamento del Corso Matteotti nel punto di immissione tra via Castellani e via Minardi. Si contraddistingue per la facciata di Palazzo Tassinari e la chiesetta di Santa Margherita.

per rispondere alle rinnovate esigenze parrocchiali del Villaggio Piaggio, in sostituzione della vecchia chiesetta posta al centro del villaggio stesso. Dal precedente oratorio proviene la statua lignea del Sacro Cuore di Mario Bertini, del

: conosciuta anche come chiesa dell'Assunta, la sua costruzione risale probabilmente al XVI secolo ed attesta l'antica devozione dei lissonesi per il culto mariano. Sembra, infatti, che la chiesetta abbia sostituito una piccola cappella o un'immagine della Vergine collocata nei pressi delle mura di cui Lissone era cinta. In seguito vi fu posta una statua in legno di Maria col Bambino, ancora oggi oggetto di particolare devozione da parte dei cittadini. Anche un luminosissimo trittico, realizzazione contemporanea dell'artista locale Giuseppe Monguzzi, raffigura tre momenti della devozione mariana.

e da allora gli abitanti di Sola provvidero a farvi celebrare settimanalmente delle messe dei frati agostiniani di Romano di Lombardia o dei sacerdoti dei paesi vicini. Con l'aumento della popolazione la chiesetta fu ampliata una prima volta nel

, custodisce numerose opere pittoriche. La Fondazione Oprandi si sta impegnando nei lavori di restauro dell'antico edificio, restituendone l'arredo pittorico e gli stucchi. Il complesso monastico presenta al proprio interno la chiesetta di Santa Chiara, piccolo edificio di culto molto caratteristico.

e l'altra di Sant'Antonio e un altare per celebrare la messa all'aperto. Dal parco attrezzato per i picnic si raggiunge la chiesetta percorrendo un sentiero lastricato che rappresenta la via crucis lungo la quale delle sculture raffigurano le tappe della

La chiesetta del Santissimo Salvatore sembra risalire al XII secolo e doveva essere una piccola cappella con un tipico impianto romanico terminante con un'abside retrostante. Un secolo dopo fu costruito il portale monumentale sul fronte principale. La chiesa fu costruita dai

Cappella di Sant'Oronzo, chiesetta rurale sconsacrata, ormai un rudere, ma che un tempo appariva dotata di un altare con la tela raffigurante il Santo. Incavata in un muro di cinta troviamo rovinatissima e con qualche traccia di affresco, la nicchia dedicata alla Vergine del Rosario;

. Tale battaglia ha lasciato tracce presenti sino ai giorni nostri, come ad esempio la cappella di Santa Maria della Vittoria nella chiesa di Santa Domenica, la chiesetta di san Rocco, il Prato della Morte, la fossa dei Veneziani e via della battaglia

, per dissotterrare un bottino di un miliardo di lire nascosto da Max nel giardino di una chiesetta molti anni prima. Per passare inosservati si travestono da prelati e si imbarcano su un aereo. Durante il viaggio l'aereo viene dirottato verso

La chiesetta di San Giuliano: sita all'interno del Parco della Mandria, a pochi passi dalla Cascina Rubianetta ed il Centro Internazionale del Cavallo. Di origine duecentesca conserva pregevoli affreschi del XV secolo

Santuario di Nostra Signora delle Grazie. Situato lungo la strada per il locale cimitero, anticamente la chiesetta era intitolata a san Bernardo (XVI secolo) e oggi si presenta con una struttura a forma di cuore preceduta da un piccolo portico.

troviamo la Chiesetta dedicata alla Madonna di Caravaggio (a cui i sampellegrinesi sono devoti), la Chiesa Parrocchiale (risalente al Settecento), la Casa di Cura Quarenghi (clinica privata), il Tempio della Vittoria, dedicato ai Caduti (con mosaici di

Si tratta di una chiesetta sussidiaria costruita nel XVI secolo come oratorio padronale della nobile famiglia Cavazzocca Mazzanti, edificata dagli abitanti del luogo in seguito alla grave epidemia di

. Dopo questa morte la chiesetta viene aperta solo di rado e i fedeli si riducono progressivamente. Per primo crolla il soffitto a botte e successivamente le mura perimetrali ad eccezione dell'abside, che ancora oggi resiste, conservando degli affreschi risalenti al

invece avevano una cappella per ogni dormitorio e una chiesetta comune, successivamente assegnata all'Arciconfraternita della Purificazione. Vi erano anche dei piccoli spedali per i cristiani e i turchi, le officine ed una prigione.

Nelle immediate vicinanze dell'attuale chiesetta sorgeva l'insediamento fortificato di Ruffirium al quale era stato affidato il controllo dei fondovalle e delle antiche vie di comunicazione. La presenza di numerose tracce di mura megalitiche, costruite con macigni a forma irregolare (mura poligonali), che presentano analogie con i perimetri di altri insediamenti del Sannio Pentro sono una ricca testimonianza. Dionisio, nell'Esc. XIX colloca Ruffirio

dai Longobardi, ebbe base circolare e non quadrata, probabilmente in dipendenza della sua posizione dominante ed isolata. Verso la fine dell'XI secolo d.C., Summonte fu concesso in feudo ai Malerba, una famiglia franca al seguito dei Normanni ed il castello con la torre divenne la residenza del feudatario. Il Castello fu notevolmente ampliato con la costruzione di abitazioni per i servi e per i soldati e di una chiesetta, fino a costituire un borgo interamente murato, con ingresso principale dall'attuale arco

a cercare pace e riposo. Fa costruire la chiesetta tuttora annessa, ingrandisce il convento attiguo alle primitive celle, individua e adatta altre celle nel bosco, modesti tempietti addossati agli scogli e nascosti dagli

), di cui fa parte anche un palazzo signorile settecentesco, sussistono ancora i resti di una chiesetta ipogea, probabile vestigia dell'antico monastero dell'XI secolo. Appena fuori dalla cascina, sulla strada provinciale, sorge la

, chiusa ai bordi da alti muri, che da Sestri Ponente sale a raccordarsi con le antiche vie di comunicazione, via Rivassa verso la pieve di Santo Stefano, mentre via Superiore Priano, e poi via Cassinelle, sale fino alla chiesetta di San Rocco per poi proseguire verso Cassinelle e l'entroterra.

Dopo la Santa Messa nella chiesetta, la comitiva riprende il cammino a ritroso, tornando con delle fiaccole accese presso la piazza, percorrendo il corso Trento e Trieste, e sostando davanti alla Cattedrale, per attendere la benedizione del vescovo. Con gli anni la festa a carattere civile, come ricorda De Nino

Nel territorio comunale sono stati rinvenuti vari reperti che testimoniano insediamenti di epoca romana. Il luogo fu prescelto come eremo dai monaci Ruffino e Venanzio, che qui vi furono sepolti. I loro resti, originariamente conservati nella Pieve di San Michele, furono poi traslati nella chiesetta del castello. Il paese nel medioevo apparteneva alla signoria dei

che si pensa risiedessero nell'attuale villa Moncucca e gestissero un ospedale presso l'attuale cascina Ronco dove in una chiesetta era venerata la statua della Madonna che ora si trova nel santuario del Pratello, sorto tra il

delle anime del purgatorio, San Biagio, e due in zone rurali, anche se oggi risultano lambite dall'espansione edilizia: la chiesetta del Crocifisso, detta del Signore della Santetta, ed il santuario della

collocata anticamente in cima alla collina, invocazione abitualmente ripetuta dai viandanti in segno di omaggio alla Vergine. Col tempo tale locuzione, contratta in una sola parola, avrebbe finito per designare il luogo stesso dove si trovava l'immagine, nel quale in seguito sarebbe sorta la chiesetta della

Chiesetta di Sant'Antonio di Monteperosio, antico ospizio per pellegrini posto sulla via romana che univa Vercelli a Ivrea. Nonostante le numerose ristrutturazioni l'edificio conserva ancora nella parte

che passava per il centro cittadino. L'alveo attraversava Corbolone e con un'ampia ansa faceva il suo ingresso nella cittadina attraverso la zona detta Buso e giungeva presso la Chiesetta del Rosario passando di fronte al castello e arrivando alla chiesa di Santo Stefano e arrivando alle Sette Sorelle. Il fiume fu fatto passare al confine con il comune di

, Isacco abbia accettato in dono un terreno da parte di Gregoria, una vergine da lui stesso investita dell'abito monastico contro il volere della famiglia. Decise di fondarvi un monastero e una piccola chiesetta dedicata a

con tre ermellini rampanti, anch'esso affrescato sulla medesima parete dell'unico altare, ricorda il loro antico patronato che si estendeva fino a questa chiesetta, ma che copriva ben sei parrocchie (nel corso del tempo tutte soppresse) annesse alla

, il quale cita per Cusago la presenza di una chiesetta dedicata a Sant'Agnese di cui ad oggi non si hanno tracce ma la cui dedicazione farebbe pensare all'epoca longobarda. A conferma di questo fatto sembra intervenire un

. In questi anni si stabilirono in questa contrada alcuni padri Cappuccini i quali, accanto alla grotta, costruirono un convento e si presero cura della chiesetta che era situata al di sopra della grotta e che con essa comunicava per mezzo di venticinque gradini. Alla fine del

Pacentro si trova in buona posizione per varie escursioni in natura. Il percorso porta a monumenti di interesse come il tholos del pastore, o alla chiesetta di San Germano, sul valico di San Leonardo. Le piante tipiche sono l'

, la cui confraternita ha locazione nella chiesa omonima del centro. I giovani del paese salgono sulle pendici del Colle Ardinghi, che si trova di fronte al paese, e al suono improvviso della campana della chiesetta dedicata alla Vergine si lanciano scalzi lungo il ripido e aspro sentiero che dal colle porta alla chiesa riportando non poche ferite. Di origini antichissime, risalenti secondo alcuni a riti romani, la

Chiesetta della Madonna delle Grazie. La chiesa fu costruita sul luogo in cui si dice comparisse la Beata Vergine a una giovane albanese di nome Elena. La chiesa e gli affreschi di Giacomo di Nicola da Recanati che vi si trovano richiedono un urgente restauro.

e le alture limitrofe e ammirare la chiesetta di San Bernardino, risalente al XV secolo. Partendo invece sempre dal parterre principale di fronte alla villa e superando una cancellata d'ingresso sulla quale spiccano le statue delle

Campo di cielo, alla chiesetta addestrata da un campanile, l'una e l'altro fondati su delle rocce uscenti da uno specchio d'acqua, il tutto al naturale; sullo sfondo due monti di verde. Ornamenti esteriori da Comune

D'azzurro, alla chiesetta fondata su terreno al naturale, disposta di tre quarti in banda verso sinistra, addossata ad un edificio al naturale con contrafforti e disposto anch'esso di tre quarti. La chiesetta caricata nel fianco destro da quattro alberi al naturale disposti in banda e fondati su ristretto di terreno di verde ed accompagnata, presso il fianco sinistro della fronte, da tre alberi al naturale disposti e fondati come i primi e parallelamente ad essi; l'edificio con contrafforti accompagnato a sinistra da due alberi al naturale disposti in banda e fondati su ristretto di terreno di verde, e a destra da tre abeti al naturale, di cui uno fondato presso il fianco destro dell'edificio e gli altri due caricati dall'edificio stesso. Ornamenti esteriori da Comune.

verso sinistra, addossata ad un edificio al naturale con contrafforti e disposto anch'esso di tre quarti. La chiesetta caricata nel fianco destro da quattro alberi al naturale disposti in banda e fondati su ristretto di terreno di verde ed accompagnata, presso il fianco sinistro della fronte, da tre alberi al naturale disposti e fondati come i primi e parallelamente ad essi; l'edificio con contrafforti accompagnato a sinistra da due alberi

tale quadro venne trasferito nella chiesa parrocchiale di Biumo Inferiore; in sua sostituzione venne staccato dall'abside e ivi ricollocato l'affresco tardogotico (cui verosimilmente faceva riferimento il cardinal Ferrari parlando del culto popolare che interessava la chiesetta) ritraente la Madonna in trono con Bambino, recante in mano un

sul colle venne eretta una prima chiesetta, di dimensioni estremamente ridotte. Si trattava essenzialmente di una cappella privata, appartenente alla famiglia nobile dei Sanbiagio, proprietaria di un contiguo

In seguito all'episodio fu dato inizio all'edificazione dell'attuale santuario, costruendo dapprima una chiesetta in corrispondenza del presbiterio, seguita da un primo ampliamento della struttura risalente al Seicento. Nel

. La dedicazione del convento e della chiesetta a San Giorgio forse era collegata al culto di questo santo, che potrebbe essere stato comune nelle campagne circostanti e che avrebbe poi influenzato la scelta dell'intitolazione del monastero, oppure potrebbe essere avvenuto l'opposto, ovvero il culto popolare di san Giorgio si sarebbe diffuso grazie alla dedicazione del convento e della chiesetta

La lettura di documenti e l'esito di scavi eseguiti negli anni Sessanta hanno messo in evidenza l'esistenza di una chiesetta giacente tra il campanile e l'edificio attuale. Dovuto ad una popolazione ormai crescente venne decisa la costruzione di una nuova chiese tra l'

. Le scene della torre dell'arcano incantatore sono invece state girate nella frazione di Fiore (Todi), presso il borgo Petaccioli, mentre le scene raffiguranti la chiesetta del paese sono state girate presso il

D'azzurro, alla chiesetta d'argento, vista di tre quarti, posata su una terrazza di verde, aperta e finestrata d'oro, tegolata di rosso, con un campanile pure d'argento, finestrato d'oro e tegolato di rosso, posto alla sinistra, entrambe le costruzioni cimate da una croce latina d'oro e sormontate da un crescente d'argento posto nel cantone destro del capo

Sulle alture circostanti si trovano tre altre chiesette dalla connotazione rustica e montana. Si tratta della chiesetta degli alpini sul monte Beio e di quella di Santa Croce sull'omonimo monte, entrambe edificate nel corso del

Campo di cielo, alla chiesetta addestrata da un campanile, l'una e l'altro fondati su delle rocce uscenti da uno specchio d'acqua, il tutto al naturale; sullo sfondo due monti di verde. Ornamenti esteriori da Comune.

. L'erezione dell'opera, ubicata nel parco Genziana, fu necessaria a seguito della sopraggiunta inadeguatezza della vecchia chiesetta del quartiere, incapace oramai di ospitare in sicurezza il numero di fedeli che seguivano le funzioni religiose. Nel mese di dicembre del

. Si racconta infatti che il pontefice, passando da quella zona e vedendo la chiesetta da lontano, dopo essersi genuflesso per rendere grazie a Dio, abbia lasciato miracolosamente l'impronta del ginocchio, tutt'oggi racchiusa in un'edicola votiva poco distante dall'edificio chiesastico

a Presa Superiore fu edificata una chiesetta, intitolata al Calvario, restaurata durante l'ultima decade del XX secolo, e oggi apprezzato luogo di meditazione e ritiro spirituale. Fu proprio a Presa Superiore che si stabilirono i primi coloni al servizio dei Gravina Cruyllas, vista la presenza della sorgente del

ed un ciclo di affreschi in parte ancora ricoperti da intonaco. La presenza nei dintorni di motte e fossati, che disegnano nel terreno forme circolari, testimonia l'esistenza in un lontanissimo passato di una costruzione fortilizia. Qui doveva sorgere inoltre un insediamento del periodo romano, come testimoniato dai numerosi reperti rinvenuti anche durante il recente restauro della chiesetta.

(Vallone) per assistere al tradizionale rito dell'Alzata deQuadro, e per tutto il mese la piccola chiesetta sul monte rimane aperta per la venerazione e per la preparazione alla festa della Madonna delle Grazie. Dal

una frazione di dimensioni molto variabili nata in seguito alla presenza di una chiesetta,un abbazia,un monastero oppure in seguito alla presenza di una masseria o di un castello. In questi ultimi casi sarebbe l'antico retaggio dei feudi che circondavano quel punto di riferimento.

viene riproposto un modellino debitamente collocato nel presepio rappresentante uno scorcio del paese preso da antichi cartoline o quadri. Il presepio occupa l'intera chiesetta e rimane aperto al pubblico per tutti i festeggiamenti natalizi.

. La massima parte delle loro ossa si trovano in sette grandi armadi in legno nella Cappella dei Martiri ricavata nell'abside destro della cattedrale di Otranto; sul Colle della Minerva fu costruita la chiesetta a loro dedicata, Santa Maria dei Martiri.

, posta a sette chilometri da Vieste. Questa chiesa era quanto rimaneva dell'antico borgo, e custodiva al suo interno custodita la Madonna di Merino, opera in tiglio dei secoli XIV-V, forse parte superstite di un'Annunciazione. SI attaccava l'immagine, dato che la chiesetta era realizzata dopo che alcuni marinai ne avevano rinvenuto il simulacro abbandonato sul lido di Scialmarino, immagine immediatamente divenuta oggetto di venerazione in tutto il territorio di Vieste e meta di frequenti pellegrinaggi.

, custodisce numerose opere pittoriche, tra cui una via crucis ed il ritratto di Santa Chiara, eseguito da Sebastiano Conca di Gaeta. Inoltre presenta al proprio interno la chiesetta di Santa Chiara, piccolo edificio di culto molto caratteristico.

Arrivando da Sarnico, dopo il centro turistico Eurovil, si trova la chiesetta di San Giorgio, dove alcuni recenti interventi di ripristino hanno evidenziato le caratteristiche architettoniche medievali del piccolo edificio.




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12 Gennaio 2022

08:00:40