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Frasi che contengono la parola brigatisti

. In via Fani l'azione dei brigatisti, dieci militanti guidati da Mario Moretti, Valerio Morucci e Prospero Gallinari, si concluse in pochi secondi con l'uccisione di tutti i membri della scorta dell'onorevole

, dopo un conflitto a fuoco in cui rimase gravemente ferito il brigadiere dei carabinieri Carmelo Crisafulli. Nel corso della stessa operazione i carabinieri scoprirono un covo delle BR in via Monte Nevoso, arrestando i brigatisti

, i brigatisti fecero irruzione all'interno della sede, terrorizzarono gli occupanti e, durante la fuga, respinsero l'intervento di una pattuglia della polizia accorsa sul luogo, uccidendo gli agenti

. Per rapire Dozier i brigatisti utilizzarono un metodo abbastanza singolare, acquistando in un negozio di giocattoli un prospetto destinato ai ragazzi che volevano dipingere i soldatini di piombo con il colore delle vere uniformi e con i vari gradi: in seguito seppero che Dozier, visto tutte le sere uscire dal comando di via Scalzi a Verona per raggiungere senza scorta la sua casa, era un alto ufficiale

che tuttavia non esplosero. Dopo un ultimo tentativo di sfuggire, la comparsa di un'altra auto della polizia costrinse i quattro brigatisti a desistere e vennero tutti catturati; gli altri componenti del gruppo erano

, nella quale i tre ex brigatisti concordarono nel considerare conclusa l'esperienza della lotta armata in Italia nell'ottica dei cambiamenti del tessuto sociale nel quale si erano mossi dieci anni prima, e sancirono formalmente la resa definitiva delle BR e l'abbandono della lotta armata.

). Oltre al bagno, i presunti brigatisti avrebbero avuto anche libero accesso ad altri luoghi indicati dalla perizia come possibile punto dello sparo, come lo spogliatoio dipendenti al pianterreno e l'aula informatica.

Sostiene Scattone: ci sono i brigatisti dietro il caso Marta Russo. Condannato da tre Corti, torna a parlare l'ex assistente di filosofia. Dice: Broccatelli lavorava alla Sapienza come addetto alle pulizie e quel giorno era in servizio

vennero intercettati ed inseguiti da un'auto della polizia, e furono raggiunti nella zona di Santa Lucia, in via Marino Turchi, nei pressi del palazzo della Regione, dove sopraggiunsero altre auto delle forze dell'ordine. I brigatisti abbandonarono l'auto e cercarono di aprirsi la via di fuga con le armi, lanciando anche due

Quindi l'incrocio di via Stresa e la parte bassa di via Fani sarebbero stati presidiati e sbarrati da altri tre brigatisti con due macchine: sul lato sinistro della strada, altri quattro militanti, travestiti da avieri Alitalia e armati di mitra, posizionati dietro le siepi di un bar chiuso per restauri all'angolo di via Fani, il bar

. Secondo Raffaele Fiore, i quattro brigatisti si divisero in due coppie poco distanti tra loro, fingendo di chiacchierare; egli ha rievocato anche la grande tensione presente e l'attenzione messa per controllare eventuali situazioni impreviste

. I brigatisti avevano studiato una deviazione del percorso per evitare possibili inseguimenti e far perdere le loro tracce: il piano ebbe successo, dopo aver percorso via Trionfale e aver attraversato largo Cervinia, le tre auto effettuarono una svolta repentina su via Belli, una strada secondaria parzialmente occultata dalla vegetazione, quindi imboccarono via Casale de Bustis, un'altra strada secondaria il cui accesso era chiuso da una sbarra bloccata da una catena

Secondo il racconto dei brigatisti, da piazza Madonna del Cenacolo il furgone guidato da Moretti, con il sequestrato nella cassa di legno, e la Dyane con Morucci e Seghetti si diressero con un percorso particolarmente tortuoso fino al parcheggio sotterraneo della

Dal racconto dei brigatisti sembra che Seghetti e Morucci lasciarono l'ostaggio a Mario Moretti ancor prima del completamento del trasbordo della cassa con il sequestrato nel parcheggio sotterraneo della Standa: essi, controllato che non ci fossero problemi nel parcheggio

Dalle testimonianze rese dai alcuni brigatisti, in particolare Moretti, Gallinari, Fiore, Bonisoli e Morucci, sembra che il loro addestramento militare fosse molto limitato: nel corso della fase preparatoria in pratica si sarebbero svolte solo modeste prove di fuoco sul litorale romano per migliorare la dimestichezza con i mitra

. Secondo la Braghetti in caso d'emergenza era anche stato previsto che questi due brigatisti avrebbero potuto momentaneamente trasferire il sequestrato in un altro luogo in attesa che un nuovo componente del Comitato Esecutivo scendesse dal Nord per prendere la direzione dell'operazione al posto di Moretti

. Peraltro non mancano commentatori che invece continuano a considerare inattendibile l'intera ricostruzione giudiziaria dell'agguato di via Fani e screditano completamente le testimonianze dei brigatisti (

(presente solo in fotocopia) e alcune lettere inizialmente non diffuse. Gli stessi brigatisti hanno affermato di aver distrutto le bobine degli interrogatori e gli originali degli scritti di Moro, in quanto ritenuti non importanti, nonostante in questi vi fossero riferimenti all'

Testimonianze processuali dei brigatisti Bonisoli e Morucci. L'uscita di Morucci e della Faranda dalle BR era stata decisa dopo che al convegno della sera precedente, si decise ugualmente di assassinare l'ostaggio.

: secondo la testimonianza di alcuni brigatisti, Guagliardo avrebbe sparato per primo ferendo alle gambe il sindacalista, mentre Dura sarebbe intervenuto in un secondo tempo uccidendo Rossa con un colpo al cuore

Sul ritrovamento del covo di via Gradoli Pecorelli fece notare come, al contrario di quanto ci si sarebbe aspettato dai brigatisti, nel covo tutte le possibili prove della presenza di questi era in bella mostra. Sui possibili mandanti evidenzia come il progetto di apertura dal governo al PCI di Berlinguer, tra i principali sostenitori dell'

All'epoca del ritrovamento del cadavere, e nei giorni immediatamente successivi, alcuni quotidiani a tiratura nazionale asserirono che nelle tasche dell'abito di Moro fossero stati ritrovati dei gettoni telefonici, il che avrebbe lasciato adito a dubbi sul fatto che i brigatisti avessero intenzione di rilasciare l'ostaggio

a viso scoperto distribuivano tranquillamente volantini agli operai presenti, anzi nel racconto di Curcio ci fu qualche applauso. Labate rimase alla gogna circa un'ora, circondato dagli operai che lo dileggiavano fino all'arrivo delle forze dell'ordine che lo liberarono e non ottennero dai presenti alcuna indicazione utile per individuare i brigatisti

Basandosi sia sulla sabbia e sui resti vegetali trovati sul cadavere e sull'auto, sia sulle incongruenze sui tempi tra quanto dichiarato dai brigatisti e quanto rilevato dall'autopsia, il fratello di Moro,

. Per una serie di circostanze i tentativi fallirono e i due dirigenti caddero in trappola. Questo avvenimento ha sollevato polemiche per anni tra i brigatisti e in particolare Franceschini ha accusato Moretti per la sua inettitudine e ha sollevato dubbi sull'intera dinamica della vicenda

e i due uomini della sua scorta. Fu il primo attentato mortale pianificato dai brigatisti ed ebbe vasta risonanza sgomentando l'opinione pubblica, impressionando gli ambienti dell'estrema sinistra e favorendo la situazione dei detenuti del gruppo storico imputati nel processo in corso a Torino che venne sospeso dopo l'agguato

Purtroppo questa filosofia se la portarono dietro (vedi poi le gambizzazioni, l' omicidio di Guido Rossa, etc. ) fino agli ultimi ammazzamenti, sempre nella logica di colpire per dare un esempio e intimorire coloro che svolgevano lo stesso ruolo della vittima ed era a causa di questo slogan che molte famiglie hanno vissuto quel periodo in angoscia per un loro caro quando costui usciva di casa per andare al lavoro. Quanto all' aurea che avrebbero o hanno i brigatisti, su wikipedia non possiamo sindacarla, e neppure scriviamo le voci per giudicare o condannare, i lettori leggono e si faranno la loro idea. Piu' la voce sara' completa, migliore sara' la loro idea. Sicuramente tra i brigatisti vi erano dei poveri di spirito, ma vi erano anche esaltati e persone che credevano in quello che facevano (per quanto cio' possa sembrare riprovevole, condannabile, esecrabile o altro)--

Depositato il denaro (destinato al pagamento giornaliero) all'ufficio postale, il furgone e la scorta si diressero verso la fine della via (quasi all'incrocio con Via Borghesano Lucchese): nei pressi di una strettoia, i brigatisti aprirono il fuoco.

Peci avrebbe riferito al colonnello Bozzo che, dopo essere giunto alla stazione di Genova, era stato accompagnato su un autobus da due brigatisti fino a un appartamento al piano terreno lungo una strada in salita il cui nome, via Fracchia, egli ricordava in quanto lo collegava con

In effetti sembrerebbe evidente che i carabinieri ignoravano chi fossero i brigatisti presenti nella base e che l'irruzione venne effettuata in fretta senza una preliminare e accurata preparazione come era previsto dalle tecniche investigative del nucleo antiterrorismo del generale

in grado di frantumare le pareti divisorie dell'appartamento; essendo possibile una resistenza con le armi dei brigatisti e quindi uno scontro a fuoco venne anche predisposta la presenza di due ambulanze

Per molti giorni questo rimase l'unico resoconto ufficiale proveniente dall'Arma; il cordone di sicurezza attorno all'edificio rimase molto stretto, fu proibito l'ingresso ai giornalisti; nel primo giorno le persone raccolte all'esterno poterono vedere solo le quattro bare in legno dei brigatisti trasportate fuori dal palazzo e due pulmini dei carabinieri che furono stipati di sacchi neri e pacchi contenenti il materiale trovato all'interno dell'abitazione. Anche il personale della

, componente della colonna genovese, ha ritenuto che questa documentazione fotografica confermi i dubbi sulla vicenda. Egli ha ripreso la versione brigatista che i carabinieri disponessero delle chiavi dell'appartamento e che i brigatisti fossero in procinto di arrendersi come sarebbe dimostrato dalla posizione delle braccia dei corpi di tre terroristi. Il giornalista

. I brigatisti avevano previsto di colpire il giornalista direttamente nell'androne del palazzo; Raffaele Fiore aveva il compito di sparare, coperto da Piero Panciarelli, mentre Peci rimase a sorvegliare l'area armato di mitra, Acella era alla guida dell'auto predisposta per la fuga

che i brigatisti conoscevano bene e dove disponevano di strutture di supporto. Si prevedeva di richiedere un riscatto di circa un miliardo di lire e di concludere l'operazione in pochi giorni; Curcio, evaso e ricercato in tutta Italia, venne escluso dal nucleo operativo impegnato nell'organizzazione del sequestro, di cui prese la direzione Margherita Cagol

. In questa fase venne raggiunto dal fuoco dei due brigatisti l'appuntato D'Alfonso che tentava di impedire la fuga; nello scontro il carabiniere venne colpito da numerosi proiettili. Nel frattempo l'appuntato Barberis era rimasto accanto all'auto di servizio lungo la stradina; avendo ricevuto in precedenza l'ordine dal tenente Rocca di richiedere rinforzi, egli aveva preferito aspettare la risposta della centrale e non muoversi nonostante avesse udito l'esplosione e gli spari

evidenzia l'imprudenza e la mancanza di accortezza dei brigatisti: evidentemente nessuno sorvegliava la stradina e i carabinieri arrivarono al porticato senza essere visti nonostante che dalla cascina fosse possibile controllare il terreno fino ad un chilometro di distanza

e uccisero i cinque agenti della sua scorta: secondo il racconto degli stessi brigatisti, la Algranati, appostata con in mano un mazzo di fiori all'angolo fra via Trionfale e via Fani, svolse il compito di verificare il passaggio delle due autovetture con a bordo

La maggioranza di coloro, tra giornalisti, intellettuali e militanti vari, che a caldo avevano criticato gli organi di polizia non dissero nulla dopo le rivelazioni dei brigatisti, con poche eccezioni:

Dopo un breve dibattito interno, l'armadietto di Berardi viene aperto ritrovandovi contenuti documenti brigatisti, volantini di rivendicazione di azioni compiute dalla BR e fogli con targhe d'auto appuntate. Guido Rossa decide di denunciare l'uomo, mentre gli altri due delegati si rifiutano, lasciandolo solo

, viene consegnato ai carabinieri e arrestato. Guido Rossa mantiene la denuncia e testimonia al processo, nel quale Berardi (morto suicida in carcere) viene condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offre per alcuni mesi a Rossa una scorta, formata da operai volontari dell'Italsider, a cui lo stesso Rossa in seguito rinuncia.

La maggioranza di coloro, tra giornalisti, intellettuali e militanti vari, che a caldo avevano criticato gli organi di polizia, non dissero nulla dopo le rivelazioni dei brigatisti, con poche eccezioni:




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Ultimo aggiornamento pagina:

16 Novembre 2021

16:01:42