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Frasi che contengono la parola boccaccio
Nel corso degli anni Cinquanta, mentre avanzava nella conoscenza della nuova metodologia umanistica, Boccaccio si accinse a scrivere cinque opere in lingua latina, frutto del continuo studio sui codici dei classici. Tre di queste hanno un carattere erudito (la
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di Boccaccio, ma anche il contrario: se l'Aretino ha indubbiamente segnato una svolta nel percorso intellettuale del Certaldese, quest'ultimo ha lasciato un'impronta significativa nella produzione letteraria petrarchesca
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Cairoli - Legnano - Cimitero Monumentale - Procaccini - Domodossola - piazza VI febbraio - piazzale Giulio Cesare - viale Ezio - piazza Piemonte - piazzale Baracca - Boccaccio - Stazione Nord - Cairoli
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Cairoli - Stazione Nord - Boccaccio - piazzale Baracca - piazza Piemonte - viale Ezio - piazzale Giulio Cesare - piazza VI febbraio - Domodossola - Procaccini - Cimitero Monumentale - Legnano - Cairoli
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Secondo una notizia tramandata dal Boccaccio, da Benvenuto e dall'anonimo fiorentino, i primi sette canti sarebbero stati composti a Firenze prima dell'esilio. Rimasti a Firenze e ritrovati da sua moglie, sarebbero stati consegnati al poeta durante il suo soggiorno in Lunigiana, dove avrebbe ripreso la composizione dell'opera. Sulla questione si veda:
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il Boccaccio, richiamato dal padre che aveva subito gravi danni economici in seguito al fallimento della Banca dei Bardi, dovette fare ritorno a Firenze e degli anni successivi si sa molto poco di quanto gli accadde. Nel
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Oltre a rivestire il ruolo di promotore dell'umanesimo in Lombardia, il Cappelli fu anche scopritore di codici e appassionato bibliofilo: oltre a collezionare, in preciosi codici miniati, opere del Petrarca e del Boccaccio
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(o Vallerizia) da Giovanni Boccaccio, sebbene attualmente tale toponimo sia dimenticato. Essa si conclude a ridosso di Certaldo Basso, avendo sulla sinistra (sud) la collina del centro storico, mentre a destra (nord) il cosiddetto
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Retore originario di Pratovecchio, Donato degli Albanzani fu intimo amico sia di Petrarca che di Boccaccio. Per quanto riguarda i rapporti con il primo si ricordano, oltre le missive indirizzategli dall'Aretino, anche alcune egloghe del
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Sullo spirito antipapale che produsse la Riforma, e sulla segreta influenza ch'esercito nella letteratura d'Europa, e specialmente d'Italia come risulta da molti suoi classici, massime da Dante, Petrarca, Boccaccio disquisizioni
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di affrescare le volte e le pareti di quella che era la sala maggiore dell'Arte. Nella lunetta dei poeti, oltre a Dante e Boccaccio, si vedono le gambe (i busti e i volti sono andati perduti) di altre due figure identificate con
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. Prima dell'incontro con Petrarca Boccaccio continuava a vedere i classici nell'ottica della salvezza cristiana, deformati rispetto al loro messaggio originario ed estraniati dal contesto in cui furono composti
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Nel corso degli anni cinquanta, mentre avanzava nella conoscenza della nuova metodologia umanistica, Boccaccio si accinse a scrivere cinque opere in lingua latina, frutto del continuo studio sui codici dei classici. Tre di queste hanno un carattere erudito (la
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Franco Calamandrei all'angolo di via del Boccaccio, Carlo Salinari nei pressi del Traforo, poco distante Silvio Serra; in Via Rasella: Carla Capponi, Raul Falcioni, Fernando Vitagliano, Pasquale Balsamo, Francesco Curreli, Guglielmo Blasi, Mario Fiorentini e Marisa Musu. Non parteciparono Lucia Ottobrini, malata, e Maria Teresa Regard.
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Oltre a Bentivegna: Franco Calamandrei all'angolo di via del Boccaccio, per avvertire dell'arrivo dei tedeschi; Carlo Salinari nei pressi del Traforo e, poco distante, Silvio Serra; Carla Capponi all'angolo di Via Rasella con Via delle Quattro Fontane, con in mano l'impermeabile per Bentivegna; dopo lo scoppio del tritolo, in Via Rasella: Raul Falcioni, Fernando Vitagliano, Pasquale Balsamo, Francesco Curreli, Guglielmo Blasi, Mario Fiorentini e
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e appoggia la sua interpretazione citandone la fonte bibliografica. Nel XV libro Boccaccio mostra il legittimo orgoglio di poter leggere i testi in lingua greca senza alcuna intermediazione, per aver studiato la lingua di
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scritte in volgare, quest'epistola fu scritta in concomitanza con un grave problema di politica interna a Firenze: alcuni esponenti politici vicini a Boccaccio e a Pino de' Rossi tentarono di sconvolgere le istituzioni della
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, ma furono scoperti. Per quanto Boccaccio e il de' Rossi furono all'oscuro delle trame politiche di costoro, il primo fu esonerato dalla Signoria da tutti gli incarichi e costretto a rimanere nella quiete di
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). Nel corso del tempo i vari segmenti hanno assunto un nome proprio e precisamente: via della Cinta esterna, via Mastacchi, viale Ippolito Nievo, viale Alfieri, viale Mameli, viale Petrarca, viale Boccaccio, viale Nazario Sauro.
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fondamentale per la realizzazione di questo ritratto autobiografico del Petrarca - che Boccaccio non ebbe ancora avuto modo di conoscere a quell'altezza cronologica - furono le informazioni dategli dal
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Franco Calamandrei all'angolo di via del Boccaccio, Carlo Salinari nei pressi del Traforo, poco distante Silvio Serra; in via Rasella:, Raul Falcioni, Fernando Vitagliano, Pasquale Balsamo, Francesco Curreli, Guglielmo Blasi, Mario Fiorentini e
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Ultimo aggiornamento pagina:
21 Novembre 2021
22:33:32