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Frasi che contengono la parola botteghe

, la colonna appariva inglobata in uno dei piccoli edifici usati come botteghe-laboratori e abitazioni, che ne nascondeva il basamento lasciando invece spuntare oltre il tetto la colonna con la statua. Durante gli

, su progetto di Taddeo Salvini, ricavato dalla trasformazione delle Scuole Pie di San Giuseppe, poi il Municipio sopra le vecchie carceri, mentre con i lavori di smantellamento delle mura e risanamento urbano, la Piazza del Plebiscito veniva trasformata, perdendo uan parte dei portici che caratterizzavano le basi dei palazzi con le botteghe.

, dove le strade portano ancora i nomi degli artigiani che qui, nel Medioevo, avevano ubicato le loro botteghe: via degli Orefici, via Drapperie (sarti), via Pescherie Vecchie, via Clavature (fabbri), via Caprarie (macellai)

, insieme a numerose botteghe. Realizzati in pietra locale, furono ricostruiti alla fine del Seicento per volere del vescovo Maiorano, come ricorda l'epigrafe sormontata dall'arme civica. Nell'Ottocento con lo spostamento del mercato a

. All'interno sono esposti paramenti sacri finemente lavorati, icone, oggetti liturgici, di diverse epoche, realizzati in argento nelle botteghe veneziane. Di particolare valore i reliquiari, il prezioso baldacchino del

con orologio e statue. Doveva poi essere costruita una nuova larga strada costeggiata da portici e botteghe. Tutti questi progetti non furono realizzati per mancanza di finanziamenti. Il progetto prevedeva anche l'abbattimento della torre civica e la costruzione di una nuova sul palazzo Malatestiano, ma

del quale i primi tre anelli alla base della struttura furono eretti con calcestruzzo e rivestiti da mattoni e marmi, solo l'anello superiore rimase in legno; la struttura divenne sicura e antincendio, favorendo la costruzione di botteghe e negozi ai suoi lati. Sul colle Oppio fece erigere delle grandiose terme sui resti della

, che comportava la realizzazione di oggetti ad uso quotidiano con l'abbellimento di dipinti di argomento pastorale o bucolico, che pian piano assunse una chiara connotazione artistica. Botteghe sorsero a Loreto e Castelli, rappresentate dalle famiglie

; erano inoltre presenti un gran numero di chiese sia dentro che fuori le mura e tantissime botteghe sia artigiane che commerciali. Fu in questo periodo che si ebbero alcuni interventi per il risanamento della palude circostante. Alla morte di Bonifacio VIII le famiglie nemiche dei

Sul lato occidentale la piazza era limitata da una serie di botteghe, precedute da un altro lungo portico, le cui tracce sono oggi poco visibili. Sull'opposto lato orientale restano visibili le basi del colonnato del terzo portico (lungo

, con orientamento divergente da quello degli edifici ellenistici, costituito da un complesso di tredici botteghe d'uguali dimensioni, disposte sui lati nord e sud di un cortile porticato, dotato al centro di un'edicola circolare. Si tratta di un

sono in crescita anche agli esperti artigiani saccensi nelle cui botteghe hanno saputo realizzare opere d'elevato valore artistico. Varie produzioni di maioliche (piatti, vasi, anfore, statue, piastrelle,...) tipicamente ammorbidite dai colori accesi del giallo, verde e blu cobalto fanno bella mostra nelle numerose botteghe dei ceramisti saccense nel centro storico.

, con funzioni pubbliche e allo scopo di consentire le assemblee e le adunanze cittadine. Al piano terreno il palazzo ospitava, come ora, numerose botteghe, mentre nell'ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. Sulle pareti di questo ambiente sono visibili i resti di affreschi medievali della fine del XII e del XIII secolo recentemente restaurati. A questo salone si accede tramite una ripida scala posta sotto la

, che rivendevano oggetti di poco pregio e i ferrivecchi, ma essi non avevano l'obbligo di iscriversi all'Arte, anche se le dovevano pagare una tassa sulle merci vendute; nelle botteghe dei rigattieri veri e propri invece, oltre al vestiario smesso ed ancora in buono stato, si trovavano spesso articoli di pregio (quelli che in pratica oggi si vedono nei negozi di

La piazza romana si presenta fiancheggiata da vari edifici pubblici e religiosi e botteghe e cinto su tre lati almeno da un porticato su un piano leggermente rialzato. Sul lato meridionale sorge un edificio quadrato e absidato, sorto su una precedente costruzione greca, forse una

, il grande mercato coperto medievale. Dove le foto delle guide turistiche mostrano ancora lussuose botteghe di oreficeria e negozi di tappeti pregiati, oggi si trovano solo le arcate annerite dall'incendio che l'ha completamente distrutto.

Mestieri e mestieranti. In questa sezione sono esposte le insegne delle locande e delle botteghe degli artigiani, come quelle del tabaccaio, del barbiere, del farmacista, dell'orafo. Nelle vetrine inoltre sono in mostra gli strumenti da lavoro delle botteghe del

. Le navi tornano dall'Oriente completamente vuote. Si propone allora di aprire un canale tra Mediterraneo e Mar Rosso, per intercettare la rotta africana dei portoghesi, mentre un'altra ambasciata espone le proprie rimostranze al Cairo sugli alti prezzi delle spezie, minacciando di passare al mercato di Lisbona se il sultano non avesse dato fondo alle riserve dei propri magazzini. La Signoria stabilisce lo sgombero da piazza San Marco di tutte le botteghe, gli orti e i magazzini che potessero arrecare detrimento al decoro della Basilica.

, dove nelle vicinanze delle case si trovavano officine di lavorazione dei metalli e botteghe per la lavorazione delle ossa e delle corna, utilizzate a completamento degli oggetti metallici. All'interno delle abitazioni altro lavoro era costituito dalla

occidentale, costruita dai Longobardi. Del loro potere restano il Torrione Orsini e le mura fuse con le case, alternate da possenti torri di controllo, tra le quali Torre Adriana e Torre dell'Acquedotto. Da Porta San Giovanni, una delle poche sopravvissute, si passa la via delle botteghe dei maestri del rame, accedendo alla villa comunale; successivamente i due strusci principali sono la via Modesto Della Porta e Corso Roma, che portano alla Piazza Duomo, dove si trova la

del porticato sono decorate con affreschi raffiguranti con realismo e umorismo botteghe artigiane e scene di vita quotidiana del tempo e rappresentano un'importante testimonianza iconografica dell'epoca a cavallo tra il

, quando le famiglie nobili proprietarie dei palazzi della zona, per far fronte alla carenza di spazi per nuove aree abitative o da adibire a botteghe, decidono di riutilizzare i cortili e i porticati degli stessi, cambiando la distribuzione degli spazi e ottenendone nuovi vani e

, la cui fattura superava di gran lunga quella delle altre manifatture europee. La fama degli armaioli milanesi era tale che le loro opere venivano considerate un vero e proprio status symbol tra i nobili di tutta Europa, nonostante altri stati stranieri avessero fondato le proprie botteghe, come ad

; documenta diffusamente ed esaurientemente la vita, il costume, l'agricoltura, l'industria della Carnia attraverso i tempi, con notevoli raccolte di utensili, attrezzi, abiti, e con la ricostruzione di ambienti tipici (cucine, camere da letto e da soggiorno, antiche botteghe). Vi si conservano inoltre sculture, quadri, strumenti musicali, gli affreschi di

La sua formazione avvenne presumibilmente presso il padre, anch'egli pittore, integrata dalla frequentazione delle migliori botteghe presenti allora nell'area veneto-friulana. Dichiara di aver operato per otto anni a

, l'apertura nel paese delle prime botteghe e dei primi negozi, poi il lavoro come operai presso l'Ente pubblico per la riforestazione, non riuscirono a risolvere in modo adeguato il problema della sussistenza materiale, cui molti ovviarono con l'emigrazione, mentre altri si ridussero a vivere di assistenza

Sebbene fossero avidi collezionisti d'arte, alcuni studiosi Song non apprezzarono prontamente le opere d'arte commissionate a quei pittori che si trovavano nelle botteghe o nei mercati pubblici, e alcuni degli studiosi criticarono addirittura artisti di scuole e accademie rinomate. Anthony J. Barbieri-Low, un professore di storia cinese antica all'

. I portici si sviluppavano su tre ordini sovrapposti: al piano terra un portico con semi-colonne doriche con botteghe, al secondo livello edicole chiuse da semi-colonne ioniche e al terzo da semi-colonne corinzie. All'interno delle edicole del secondo ordine vi erano bassorilievi raffiguranti scene mitologiche ed eroi della mitologia greca, mentre nel terzo ordine vi erano rilievi di Augusto e di altri personaggi della dinastia giulio-claudia con rappresentazioni figurate dei popoli o

Dopo che il luogo ebbe perso la sua funzione di discarica, l'origine dell'accumulo di cocci fu progressivamente dimenticata e intorno ad esso sorsero nel tempo improbabili leggende: una di esse sosteneva ad esempio che i cocci fossero il risultato di errori di lavorazione delle vicine botteghe di vasai; un'altra che fossero resti di

I dipinti moghul continuarono a sopravvivere, ma il declino era iniziato. Alcune fonti notano tuttavia che alcuni dei migliori dipinti moghul sono stati realizzati per Aurangzeb, ipotizzando che gli artisti credessero che stesse per chiudere le botteghe e si superarono in suo favore.

, con botteghe di scarpari, falegnami, e la Casa della Corte (l'antico Municipio) alla quale si arrivava percorrendo il Vicolo delle carceri. Attraversato il vicolo si giungeva alla Chiesa di Santa Margherita. Uscendo dal portone centrale della Chiesa e prendendo subito a destra, dopo una strettoia si trovava a meno di cento metri il rione

la vicinia era lo spazio dove si conduceva la vita quotidiana, spesso conteneva una chiesa, da cui prendeva il nome, e le botteghe. Vi vivevano famiglie per intere generazioni, di indifferente ceto sociale, era un

, conteneva al piano terra le varie botteghe, le sale d'aspetto e l'atrio, mentre ai piani superiori il ristorante e il laboratorio di scenografia. Nella seconda parte vie era la sala del teatro: i palchi vennero divisi in camerini e la platea resa pianeggiante per poter essere usata anche come sala da ballo

nel passato, l'economia di Pescantina era basata sul commercio lungo il fiume Adige e sull'agricoltura; non mancavano, tuttavia, botteghe artigiane e piccoli opifici. Si contavano due fabbriche di imbarcazioni e numerosi mulini che traevano la forza motrice dalla corrente del fiume.

. Nello stesso periodo il ponte, che ospitava numerose abitazioni in legno di barcaioli e molinari, oltre che botteghe e osterie, venne munito di una seconda torre che serrava il ponte verso campagna.

Le cappelle originarie, attualmente diciassette, dovevano essere nei progetti trentaquattro: tutte ornate da gruppi plastici in terracotta, modellati da diversi plasticatori collegati alle botteghe di

, con l'obiettivo di portare i libri e gli autori del Salone in luoghi canonici e non: scuole, biblioteche, centri di quartiere, musei, teatri, ospedali, case popolari, impianti sportivi, centri di protagonismo giovanile, botteghe, mercati, strade, piazze, parchi e giardini. Il

, di botteghe, di strade lastricate. A volte tali resti sono visibili, altre volte, come quelli di corso Mazzini, sono coperti dal manto stradale e in attesa di riqualificazione. Sotto l'attuale Piazza Pertini (all'interno dell'omonimo parcheggio sotterraneo) sono visibili i resti della fabbrica di stoffe colorate con la

, usate come botteghe del pesce. Attualmente si trovano tra via Ramieri e via Simeonibus, ma si tratta di uno spostamento compiuto durante il Ventennio per l'accomodamento della Piazza Duomo. Quando nel

Tuttavia appare largamente accettata dalla maggior parte degli studiosi l'ipotesi che il secondo canone egizio fosse noto ed utilizzato da alcune botteghe greche per le proporzioni del tipo statuario del

e ampliandolo verso le piazze con due ariose logge gemelle, che andassero a coprire il mercato: il palazzo fu pensato anche per dare copertura alle botteghe. La costruzione fu colpita da un incendio nel

Al pian terreno sono presenti quattro grandi portali dove si parivano fondaci e botteghe e tutt'oggi sono occupati da esercizi commerciali. Seguono altrettante aperture quadrate del mezzanino e le quattro monofore del primo piano, che si aprono in una muratura in

, due teatri, una basilica e un cortile su un terrazzo semi-artificiale, una strada fiancheggiata da un lato da botteghe con volte a botte, le fondamenta del mausoleo settentrionale con annesse tracce delle antiche fortificazioni cittadine, un mausoleo sotterraneo di

, su progetto di Taddeo Salvini, ricavato dalla trasformazione delle Scuole Pie di San Giuseppe, poi il Municipio sopra le vecchie carceri, mentre con i lavori di smantellamento delle mura e risanamento urbano, la Piazza del Plebiscito veniva trasformata, perdendo una parte dei portici che caratterizzavano le basi dei palazzi con le botteghe.

, per ricavare magazzini e botteghe che furono affittati ad artigiani e commercianti. Le volte del palazzo vescovile erano adibite a quell'uso ancora all'inizio del XX secolo, fino al restauro dell'edificio portato avanti da

Dopo che il luogo ebbe perso la sua funzione di discarica, l'origine dell'accumulo di cocci fu progressivamente dimenticata e intorno ad essa sorsero nel tempo improbabili leggende: una di esse sosteneva ad esempio che i cocci fossero il risultato di errori di lavorazione delle vicine botteghe di vasai; un'altra che fossero resti di

L'archeologo Francesco Cuteri ha rinvenuto nella parete occidentale esterna della muratura un mattone con un marchio, il quale ne indica la provenienza dalle botteghe romane del III secolo D.C. nei pressi di

Le prime due botteghe del ponte poste sulla sinistra provenendo da Por Santa Maria (corrispondenti a due archi della fabbrica trecentesca) si trovano in una zona profondamente trasformata dall'innesto su questa cantonata del cinquecentesco

Con questo negozio riprende, da questo lato a monte, la successione delle botteghe caratterizzate, secondo un uso invalso a partire dal Settecento, dalle madielle, che si susseguono con leggere varianti fino ad addossarsi alla

), richiamate sul posto dalle nuove occasione di reddito, numerosi operatori delle arti: intagliatori del legno e della pietra, pittori, scultori e architetti. Fiorirono botteghe di artisti, in cui spiccava il

per permettere ai figli dei contadini di essere istruiti, un negozio di generi alimentari e tabacchi, un sala da barba, un ambulatorio medico, una rivendita, botteghe per artigiani, un ristorante ed una fontana. Tra gli edifici istituzionali sorgevano il

ed una grande fontana di acqua potabile. Vi si stabilirono anche le strutture di servizio (ricevitore del caricatore, ufficio del notaio ed ambulatorio medico, forno, botteghe del fabbro e del venditore di scarpe), a disposizione dei residenti, dei funzionari e degli operatori del caricatore, ma anche dei forestieri (bordonari che portavano il frumento, commercianti e sensali, proprietari e gabelloti delle terre, padroni dei vascelli). Di questa grande piazza si hanno notizie fino agli inizi del

accompagnano il visitatore a riscoprire il centro storico con i bei ponti in pietra, i suoi carrugi e le vecchie botteghe medievali. Il borgo medievale conserva ancora oggi cinque passaggi: la porta di San Rocco con piccolo corpo di guardia, la porta del Poggetto, la porta di Santa Lucia sul ponte omonimo, la porta del Beo e della Castella.




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Ultimo aggiornamento pagina:

12 Gennaio 2022

18:54:41